La Nuova Sardegna

Oristano

dormitorio chiuso 

In quattordici senza un tetto ma l’alternativa non si trova

ORISTANO. Per il dormitorio di via Palmas è arrivato il momento del trasloco. A seguito del rapporto dei vigili sanitari dell’Assl che hanno accertato l’impossibilità del rispetto delle disposizioni...

07 giugno 2020
2 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. Per il dormitorio di via Palmas è arrivato il momento del trasloco. A seguito del rapporto dei vigili sanitari dell’Assl che hanno accertato l’impossibilità del rispetto delle disposizioni di contrasto al Covid-19, l’altra sera, c’è stato un nuovo incontro tra i responsabili dell’associazione di volontariato Domus Oristano, gestori della struttura, e i servizi sociali del Comune. I volontari hanno consegnato la documentazione, prassi necessaria per procedere alla chiusura definitiva della sede di via Palmas.

Nessuno però sembra disposto a rinunciare a un servizio realizzato con il Plus e che ha garantito in sei anni un rifugio, almeno per la notte ai senzatetto. Servizi sociali e volontari si sono mesi infatti alla ricerca di una nuova sede per il dormitorio. Impresa non facile e dai risultati per nulla scontati. Ma è una vera corsa contro il tempo. Alla fine di giugno, anche le sistemazioni alternative, in strutture ricettive trovate dal Comune, non potranno essere più prorogate e il rischio reale è che almeno dodici uomini si trovino nuovamente costretti a dormire all’addiaccio.

«È un’ipotesi che ci preoccupa moltissimo – dice Luisanna Usai, presidente di Domus –. Non possiamo ritornare indietro e queste persone avevano trovato nel dormitorio un punto di riferimento importantissimo». Il servizio non si limitava unicamente alla possibilità di dormire al sicuro in un letto vero. Gli ospiti avevano la possibilità di lavarsi e la sera gli veniva dato anche un piccolo pasto «Un panino o un’insalata e non di più, dato che non potevamo fare un vero e proprio servizio di ristorazione. Prima di andar via, al mattino lasciavamo loro qualcosa per la colazione», racconta ancora Luisanna Usai. Per il pranzo, invece, i senzatetto si rivolgevano alla mensa del povero di via Carmine. Ogni Natale, inoltre, ricevevano anche un piccolo regalo, magari un maglione per proteggersi dal freddo. Doni che i volontari facevano autotassandosi, acquistando di tasca propria oggetti utili anche ad alleviare la solitudine di chi non ha una casa. Quando poi i volontari venivano a sapere che fra gli ospiti c’era chi aveva necessità di un ulteriore supporto, venivano attivati i Servizi sociali.

«È stata una esperienza straordinaria che noi vorremmo riprendere al più presto – conclude Luisanna Usai – in questi sei anni si era riusciti a dare, ai Comuni dell’area di competenza del Plus, una risposta, anche se parziale all’emergenza. Non possiamo arrenderci proprio ora». (m.c.)

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative