La Nuova Sardegna

Oristano

Svaligiata la ditta Pinna Impianti

di Enrico Carta
Svaligiata la ditta Pinna Impianti

Colpo grosso nella zona industriale: rubati due furgoni, materiale elettrico, cavi di rame e computer

11 giugno 2020
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ORISTANO. Come al centro commerciale Porta Nuova la notte di San Silvestro del 2018. Stavolta però nel sacco dei ladri non finiscono gioielli, ma assai più ingombranti cavi di rame e materiale elettrico. Non è quindi un caso se per la fuga abbiano usato due furgoni. Fanno parte anche quelli del bottino frutto del colpo grosso messo a segno la notte scorsa nel capannone della ditta Pinna Impianti, in via Ginevra, piena zona industriale dove a quell’ora non passa anima viva. Eppure qualche occhio, magari elettronico, potrebbe aver visto tutto dal momento che l’area è piena di videocamere di telesorveglianza.

Ce le hanno praticamente tutte le aziende e ce le ha anche la caserma della guardia di finanza, inatteso punto di pit stop dei ladri che già tentavano la fuga verso le tre del mattino e verso chissà quale metà. È lì, davanti alla palazzina delle Fiamme gialle, che in tutta fretta hanno abbandonato uno dei furgoni rubati, il più piccolo. Si accontenteranno del restante furgone e di circa 20mila euro di cavi di rame e di qualche altro migliaio di euro di valore del materiale elettrico rubato, di computer, monitor e apparecchiatura informatica, sempre che riescano a farla franca perché l’impressione è che ci siano validi motivi, oltre alle telecamere, per cui possano essere incastrati dagli agenti della Squadra mobile della questura coordinati dal dirigente Samuele Cabizzosu.

Gli inquirenti partono da alcune certezze, prima fra tutte quella che il furto è stato scoperto solo ieri mattina da alcuni dipendenti e questo non è certo un particolare su cui prestare molta attenzione. Altri sono gli elementi su cui si concentrano, cominciando dal fatto che i ladri erano entrati in azione diverse ore prima delll’inizio della giornata lavorativa, probabilmente attorno a mezzanotte. Per sbrigare la pratica hanno impiegato circa tre ore, poi si sono dati alla fuga con l’inattesa fermata di fronte alla caserma delle Fiamme gialle. Il resto della strada l’hanno fatto quindi a bordo dell’altro furgone, il più grande dei due e magari anche il più adatto a contenere un carico così ingombrante.

In questo intervallo di tre ore ci sono tante ombre su cui fare luce, ma il buio non sembra essere così fitto. Intanto è chiaro che è stato un lavoro da professionisti: la banda – tre, forse quattro persone – ha usato strumenti che lasciano intendere che sapesse bene come agire. Ma oltre alla capacità di utilizzare lo smeriglio e un martello pneumatico, i ladri sapevano a menadito dove e cosa andare a cercare.

Sono entrati da un ingresso posteriore che non dà su via Ginevra, ma nella zona del binario ferroviario che porta al porto industriale, quindi hanno iniziato a raccogliere il materiale. Hanno tolto dai furgoni la centralina per evitare che potesse essere in funzione la geolocalizzazione satellitare quando sarebbero andati via, ma soprattutto sapevano dove mettere le mani.

Il capannone della ditta, di cui è titolare Alessandro Pinna, era stato acquistato non da molto tempo e nemmeno il proprietario era a conoscenza di alcuni particolari che invece i ladri conoscevano alla perfezione. Hanno infatti puntato diritto verso alcune casseforti. Dentro il capannone ce ne sono tre, ma il titolare pare fosse a conoscenza solamente della presenza di due. In ogni caso erano vuote. Chi ha divelto la terza dava quindi del tu all’intero edificio, così come sapeva che per prima cosa sarebbe stato necessario mandare fuori uso il sistema di allarme, azione che è stata fatta regolarmente. Il chiasso del martello pneumatico e dello smeriglio non ha preoccupato più di tanto i ladri, certi che, a quell’ora da quelle parti, nessuno sarebbe arrivato a disturbarli. Per ora.

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