La Nuova Sardegna

Oristano

«Brigitte non fu trascinata»

di Enrico Carta
«Brigitte non fu trascinata»

Il medico legale al processo per l’assassinio della pensionata. Imputato è il marito Giovanni Perria

19 giugno 2020
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INVIATO A CAGLIARI. Un mosaico deve avere tutte le tessere al suo posto. E se due di quelle ieri fossero saltate, ciò che vi dovrebbe essere raffigurato è ancora comprensibile? Lo scontro, per quanto poco acceso nei toni, si nota nella diversità degli argomenti portati all’attenzione della Corte d’Assise presieduta da Tiziana Marogna con relatore il giudice Giorgio Altieri. Del resto il processo a Giovanni Perria, il 79enne di Narbolia, accusato di aver ucciso la moglie 78enne Brigitte Pazdernik il 10 ottobre del 2018, gettandola in mare in una zona tra le spiagge di Torre del Pozzo e Is Arenas al confine tra i territori di Narbolia e Cuglieri, non ha la pistola fumante di una prova certa da esibire sul tavolo dell’accusa. E allora si va per indizi e almeno due ieri, a seconda dei punti di vista, erano o non erano al loro posto.

La sabbia e le spiagge. I dettagli su cui confrontarsi non mancano, a cominciare dal tipo di sabbia rinvenuta nell’auto di Giovanni Perria, negli pneumatici della stessa e sulla vittima, il cui corpo fu ritrovato nelle acque di Su Pallosu nella marina di San Vero Milis a qualche miglio di distanza dal luogo in cui, secondo l’accusa mossa dal pubblico ministero Armando Mammone ieri sostituito dal collega Andrea Chelo, sarebbe stato commesso l’omicidio. A esaminarla è stato Giovanni De Falco, geologo marino del Cnr, che ha chiarito che quei granelli provengono da Torre del Pozzo. Ed è qui che i motivi di contrasto tra l’accusa e l’avvocato Antonello Spada sono emersi. Prima implicitamente, poi in maniera più evidente, il difensore ha evidenziato come la conformazione della zona di Torre del Pozzo renda improbabile l’ipotesi che un uomo anziano fosse in grado di trascinare sino a riva la propria moglie. Forse tramortita, sicuramente non del tutto cosciente perché aveva bevuto abbondantemente del vino. Ebbe la forza per riuscire in ciò e poi gettare il corpo in mare e lasciarla annegare? La domanda allora diventa un’altra: la sabbia che il consulente ha esaminato proveniva davvero dalle cale di Torre del Pozzo? Oppure è quella del limite tra quest’ultima spiaggia e quella di Is Arenas ed erroneamente è indicata dagli inquirenti come sabbia proveniente da Torre del Pozzo?

La differenza non è di poco conto in un processo indiziario. Il dubbio potrà forse essere sciolto dai dati del rilevatore satellitare usato dalla polizia al momento del prelievo. In ogni caso la difesa ha chiesto alla Corte di effettuare un sopralluogo nella zona del delitto, così da stabilire con certezza quanto sia plausibile che Giovanni Perria sia riuscito a portare la moglie giù per un sentiero così scosceso e stretto sino a raggiungere la riva.

Il corpo tra le correnti. Un’altra importante fetta dell’udienza è stata occupata dalla deposizione del secondo consulente dell’accusa ovvero l’oceanografo Andrea Cucco, a sua volta ricercatore del Cnr che presta la sua opera al centro di Torregrande. Ha ricostruito il movimento del corpo nell’acqua dal momento dell’annegamento sino a quello del ritrovamento. Facendo coincidere l’orario presunto dell’omicidio con le correnti marine, ha stabilito con notevole precisione il tragitto effettuato dal corpo. È un particolare non secondario, perché l’accusa ricava da ciò una conferma sull’orario del delitto. Se Brigitte Pazdernik fosse arrivata sino alla spiaggia a piedi, dopo essersi allontanata volontariamente dalla sua casa di Narbolia, ci avrebbe messo circa tre ore, molto di più di quanto non avrebbe fatto se invece fosse stata caricata sulla macchina del marito. Una differenza di tempi del genere avrebbe avuto come conseguenza quella di far ritrovare il cadavere in una posizione diversa rispetto a quella in cui poi fu avvistato dai pescatori a Su Pallosu.

Trascinata o no? Se l’accusa ha battuto un colpo con la questione del punto del ritrovamento, la difesa è convinta di aver risposto con un particolare altrettanto importante. Al medico legale Roberto Demontis, che tra l’altro ha confermato che il tasso d’alcol nel sangue della signora al momento del decesso era di 1,20, l’avvocato Antonello Spada ha chiesto se ci fossero segni di trascinamento sul corpo. La risposta è stata un no secco, fatto che quindi sgombra il campo dall’ipotesi che Giovanni Perria possa aver fatto strisciare la moglie sino all’acqua. E allora le domande restano: era cosciente? Come è arrivata sin lì? E cosa esattamente è successo quella sera dopo un probabile litigio in casa per via del riaffiorare dei dissapori tra i coniugi per un tradimento che la donna avrebbe commesso anni prima? Altre risposte arriveranno il 9 luglio, data della prossima udienza.

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