La Nuova Sardegna

Oristano

Simala, gettò il padre giù dalle scale: condanna a 3 anni e 4 mesi

di Michela Cuccu
Simala, gettò il padre giù dalle scale: condanna a 3 anni e 4 mesi

SIMALA. Non ci fu premeditazione, quella notte di aprile dell’anno scorso, quando, Alberto Ibba, 47 anni, aggredì violentemente il padre Giovanni, spingendolo giù per le scale, lasciandolo sul...

24 luglio 2020
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SIMALA. Non ci fu premeditazione, quella notte di aprile dell’anno scorso, quando, Alberto Ibba, 47 anni, aggredì violentemente il padre Giovanni, spingendolo giù per le scale, lasciandolo sul pavimento in una pozza di sangue, per poi fuggire in campagna, liberarsi dandogli fuoco, degli abiti che indossava e sporchi di sangue e infine rifugiarsi in casa di un amico.

Il pubblico ministero Andrea Chelo aveva chiesto che l’imputato venisse riconosciuto colpevole del tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione, sollecitando una condanna a 14 anni. Di parere evidentemente diverso i giudici del tribunale – presidente Carla Altieri, a latere Elisa Maras e Serena Corias – che oltre a escludere la premeditazione, riconoscendogli le attenuanti all’imputato, compresa la provocazione da parte dell’anziano genitore, hanno condannato Alberto Ibba a tre anni e quattro mesi di reclusione, dei quali, dodici mesi già trascorsi agli arresti domiciliari nella casa della sorella a Novara, dove ancora vive.

Erano stati i carabinieri, accorsi dopo la telefonata di un vicino, preoccupato per le urla e i rumori che provenivano dalla casa degli Ibba, a trovare l’anziano riverso sul pavimento, in una pozza di sangue. Soccorso e ricoverato in ospedale, l’anziano se la cavò, ma decise di costituirsi parte civile, assistito dall’avvocato Rinaldo Saiu.

È probabile che il processo avrà un seguito in sede civile, dato che i giudici non hanno riconosciuto alcuna provvisionale in favore del padre. Durante il processo emerse un quadro familiare difficile, con forti contrasti fra il figlio e il genitore che, stando anche alle testimonianze delle sorelle di Alberto, si comportava come un autentico padre padrone, che picchiava la moglie e i figli. L’avvocato difensore di Alberto Ibba, Anna Rita Puddu, aveva chiesto per il suo assistito l’assoluzione, non essendoci prove che il figlio avesse aggredito il padre.

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