Flaconi di metadone per strada
di Michela Cuccu
Residenti preoccupati, chiamata la Polizia. Gli agenti delle Volanti faranno un rapporto alla Procura
30 luglio 2020
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ORISTANO. I flaconi del metadone? Buttiamoli nelle fioriere. Peccato che gli abitanti della via si siano accorti di quei rifiuti certamente insoliti ed abbiano avvisato la Polizia. I flaconi possono essere affidati ai pazienti per essere assunti anche a casa, ma in ogni caso non certo gettati per strada, bensì se aperti all’interno della struttura, smaltiti con una procedura speciale). È successo martedì in via Casula, dove, si trova la nuova sede del Serd.
Martedì era anche il primo giorno di attività della struttura per il trattamento delle dipendenze e che prima aveva sede in via Pira. «Abbiamo chiamato in Questura e poco dopo è arrivata una pattuglia. Gli agenti hanno verificato e preso in carico quei flaconi. Siamo preoccupati: se deve essere questo l’inizio dell’attività del Serd, figuriamoci cosa sarà in futuro». A parlare è Silvia Leoni, imprenditrice che abita in via Casula e racconta il disagio e l’allarme che la vicenda sta destando fra gli abitanti della via. «Qui ci sono anziani e bambini, temiamo che i nostri giardini vengano trasformati in discarica di rifiuti decisamente pericolosi». Molto probabilmente l’episodio, che gli abitanti di via Casula sperano resti un caso isolato, sarà oggetto di indagini e finirà all’attenzione della magistratura, ma il problema resta. Da tempo infatti, gli stessi abitanti del palazzo dove la Assl ha preso in affitto l’appartamento, attraverso una determina che risale al 3 giugno dell’anno scorso, hanno detto chiaramente di non volere inquilini così particolari. Dice ancora Leoni: «Questo è un quartiere tranquillo e siamo in così pochi che tutti ci conosciamo. Sia chiaro: non abbiamo nulla contro gli operatori e i pazienti anche se crediamo che questo non fosse il quartiere adatto per ospitare un servizio così delicato, anche per garantire la privacy degli stessi utenti».
A confermare il malumore fra i residenti per gli effetti che la nuova struttura potrebbe avere sulla vita del quartiere, c’è un precedente che risale a marzo scorso, quando, anche all’interno dello stesso condominio che ospita il Serd l’assemblea si era spaccata, sulla possibilità di fare opposizione al cambiamento di destinazione d’uso dei locali e nominare un legale.
Coloro che, fra gli inquilini, si tirarono indietro lo fecero con malincuore, più per paura di dover affrontare una causa legale o di inasprire i rapporti con i nuovi ospiti. Insomma, una situazione non facile.
Tutto era partito con una manifestazione d’interesse pubblicata dalla Assl nel novembre 2017. Secondo gli uffici amministrativi, i locali di via Pira che fino a qualche giorno fa ospitavano il Serd non erano più adeguati.
Allo stesso tempo gli altri immobili dell’Assl non avevano le caratteristiche adeguate e non rispondono alle norme antincendio.
La manifestazione di interessi servì a poco: infatti venne presentata una sola offerta, ritenuta non congrua, così si avviò un’indagine di mercato che portò ad individuare il piano terra del condominio di via Casula che, anni prima, aveva ospitato il Consultorio.
Fra proprietari e Assl si è trovato un accordo su un canone di affitto da 22mila euro l’anno e stipulano un contratto della durata di sei anni, rinnovabili per altri sei.
Nel frattempo anche i condomini accettano il cambio di destinazione d’uso dell’immobile e il clima nel palazzo si rasserena. Ma tra gli altri residenti della via e del rione, ha iniziato a farsi strada un po’ di preoccupazione con qualche timida protesta, poi placata.
Preoccupazione che, dopo la vicenda dei flaconi di metadone gettati nelle fioriere, ora rischia di esplodere nuovamente.
Martedì era anche il primo giorno di attività della struttura per il trattamento delle dipendenze e che prima aveva sede in via Pira. «Abbiamo chiamato in Questura e poco dopo è arrivata una pattuglia. Gli agenti hanno verificato e preso in carico quei flaconi. Siamo preoccupati: se deve essere questo l’inizio dell’attività del Serd, figuriamoci cosa sarà in futuro». A parlare è Silvia Leoni, imprenditrice che abita in via Casula e racconta il disagio e l’allarme che la vicenda sta destando fra gli abitanti della via. «Qui ci sono anziani e bambini, temiamo che i nostri giardini vengano trasformati in discarica di rifiuti decisamente pericolosi». Molto probabilmente l’episodio, che gli abitanti di via Casula sperano resti un caso isolato, sarà oggetto di indagini e finirà all’attenzione della magistratura, ma il problema resta. Da tempo infatti, gli stessi abitanti del palazzo dove la Assl ha preso in affitto l’appartamento, attraverso una determina che risale al 3 giugno dell’anno scorso, hanno detto chiaramente di non volere inquilini così particolari. Dice ancora Leoni: «Questo è un quartiere tranquillo e siamo in così pochi che tutti ci conosciamo. Sia chiaro: non abbiamo nulla contro gli operatori e i pazienti anche se crediamo che questo non fosse il quartiere adatto per ospitare un servizio così delicato, anche per garantire la privacy degli stessi utenti».
A confermare il malumore fra i residenti per gli effetti che la nuova struttura potrebbe avere sulla vita del quartiere, c’è un precedente che risale a marzo scorso, quando, anche all’interno dello stesso condominio che ospita il Serd l’assemblea si era spaccata, sulla possibilità di fare opposizione al cambiamento di destinazione d’uso dei locali e nominare un legale.
Coloro che, fra gli inquilini, si tirarono indietro lo fecero con malincuore, più per paura di dover affrontare una causa legale o di inasprire i rapporti con i nuovi ospiti. Insomma, una situazione non facile.
Tutto era partito con una manifestazione d’interesse pubblicata dalla Assl nel novembre 2017. Secondo gli uffici amministrativi, i locali di via Pira che fino a qualche giorno fa ospitavano il Serd non erano più adeguati.
Allo stesso tempo gli altri immobili dell’Assl non avevano le caratteristiche adeguate e non rispondono alle norme antincendio.
La manifestazione di interessi servì a poco: infatti venne presentata una sola offerta, ritenuta non congrua, così si avviò un’indagine di mercato che portò ad individuare il piano terra del condominio di via Casula che, anni prima, aveva ospitato il Consultorio.
Fra proprietari e Assl si è trovato un accordo su un canone di affitto da 22mila euro l’anno e stipulano un contratto della durata di sei anni, rinnovabili per altri sei.
Nel frattempo anche i condomini accettano il cambio di destinazione d’uso dell’immobile e il clima nel palazzo si rasserena. Ma tra gli altri residenti della via e del rione, ha iniziato a farsi strada un po’ di preoccupazione con qualche timida protesta, poi placata.
Preoccupazione che, dopo la vicenda dei flaconi di metadone gettati nelle fioriere, ora rischia di esplodere nuovamente.