La Nuova Sardegna

Oristano

Scalzi senza corsa ma con l’abito bianco

di Valentina Atzeni
Scalzi senza corsa ma con l’abito bianco

Ieri a Cabras solo la messa per San Salvatore. In tanti hanno raggiunto a piedi il villaggio indossando il vestito rituale

06 settembre 2020
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CABRAS. Via Roma ieri mattina si è tinta di bianco. Il popolo di San Salvatore non ha rinunciato a indossare l’abito della Corsa per salutare la statua, esposta sul sagrato della pieve di Santa Maria Assunta durante la celebrazione. Non tutti i novecento corridori erano presenti e altri hanno preferito indossare gli abiti quotidiani confondendosi tra la folla, dove però il bianco candido delle vesti degli Scalzi si distingueva. Cabras, incredula davanti alla prima mancata Corsa della storia, ha assistito a una messa surreale, durante la quale non poteva mancare il ricordo di tziu Michei, Michele Camedda, assente anche lui per la prima volta. Solo le parole di don Bruno Zucca, parroco uscente, hanno rotto il silenzio. «Guarisci!» ha urlato a gran voce il sacerdote, con una preghiera sofferta rivolta al Salvatore di Cabras.

Il rammarico per la rinuncia era sugli occhi di tutti i fedeli, ma «tra il popolo cabrarese e il Salvatore c’è un cordone ombelicale che non si spezza – ha continuato don Zucca – come quello che lega madre e figlio». Il virus, che nelle parole del parroco è diventato una corona di spine che punge l’umanità, è riuscito a fermare gli Scalzi, ma non la loro devozione, fatta di un sentimento che a tratti in queste settimane si è tramutato in rabbia, ma che ieri non è sfociato in atti estremi, come si era temuto. C’è stata giusto qualche passeggiata isolata e senza cenni di assembramento dal paese al villaggio.

Agenti in borghese erano presenti sulla piazza per garantire che tutto procedesse con la massima sicurezza. Le ire e le polemiche per il mancato spostamento del Santo al villaggio, ieri mattina si sono placate. Oggi sarebbe stato il giorno della festa, del rientro vittorioso e in corsa verso il paese. «Ci manca tutto – ha detto il sindaco Andrea Abis, dopo aver speso parole di gratitudine nei confronti del parroco, dell’associazione Is Curridoris e dei corridori stessi –. Manca la tensione, il pugno allo stomaco prima della partenza, l’odore della polvere e la voglia di arrivare». E sui dibattiti dei giorni precedenti il primo cittadino ha commentato dicendo: «Ognuno ha espresso le proprie idee spinto dalla sincerità e dall’amore verso il Santo». Sarà un anno che rimarrà impresso nel tempo, in cui «il popolo di Cabras ha dimostrato un attaccamento profondo alla propria tradizione. Ora occorre mantenere l’unità – ha concluso il primo cittadino –, per combattere una battaglia più grande e uscire ancora più forti da questa difficile pagina di vita».

Oggi l’attenzione e il cuore di tutti si spostano verso il villaggio del Sinis. Il rientro verso Cabras sarà però mesto: niente ali di folla, niente petardi e fuochi d’artificio che annunciano il ritorno della statua, niente Corsa. Ognuno si porterà questo giorno nell’anima.

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