La Nuova Sardegna

Oristano

Un altorilievo per il Concilio del 1266

Un altorilievo per il Concilio del 1266

L’evento del Tardo Medioevo fu decisivo per risollevare la Chiesa sarda 

08 settembre 2020
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SANTA GIUSTA. Un altorilievo ceramico, realizzato dai maestri ceramisti locali Adriana Baschieri, Stefano Merli e Paolo Argiolas, lungo 13 metri e alto 2,5 posizionato all’ingresso della città lagunare e un prezioso volume per ricordare il concilio della chiesa sarda tenutosi nel 1226 nell’allora cattedrale santagiustese. Quell’evento vedeva la presenza dei prelati che in quell’anno guidavano le chiese metropolitane di Torres, Cagliari e Oristano e dell’arcivescovo santagiustese Pietro de Martis. Per dare un’idea dell’importanza rivestita da quel sinodo basti pensare che il Papa Onorio III aveva inviato in Sardegna il legato apostolico Gottifredo (governatore di Roma, suddiacono e cappellano del Papa) a presiederlo. Insieme ai titolari delle diocesi citate, parteciparono altri arcivescovi, vescovi e altri prelati minori della chiesa sarda per un totale di 18 presuli, dieci dei quali avevano partecipato al IV concilio lateranense del 1213. Gli atti del concilio di Santa Giusta, riportati in un codice (la cui copia anastatica è stata curata da Enrica De Martino, dell’università di Sassari), sono incentrati su questioni morali, giuridiche e di ordine organizzativo. A renderne necessaria la convocazione fu la grave crisi che la attraversava che richiedeva la necessità di rinnovarne lo spirito, ristabilire la disciplina al suo interno e eliminare i mali più gravi che la affliggevano, come la simonia (la vendita delle cariche ecclesiastiche) e il concubinato; all’esterno la priorità era costituita dall’esigenza di consolidarne l’autorità verso i laici e farne valere l’autonomia.

«Il futuro di una comunità si costruisce anche partendo da una profonda conoscenza della propria storia identitaria e delle eccellenze monumentali che si trovano nel suo territorio» ha detto il sindaco Antonello Figus, ribadendo l’importanza dell’opera presentata nella chiesa romanica in cui quel concilio, nel 1226, si svolse, alla cui realizzazione hanno contribuito Enrica De Martino, Raimondo Zucca e Antonio Piras. I lavori, coordinati dal giornalista Giacomo Serreli, oltre al sindaco Figus e monsignor Paolo Ghiani, arciprete di Santa Giusta, ha visto la presenza della sola professoressa De Martino (assenti giustificati Zucca e Piras), che ha illustrato, a grandi linee, i contenuti dei 27 canoni presenti negli atti del sinodo. «Sono norme la cui importanza è stata riconosciuta dalla chiesa» ha detto De Martino. Il concilio, probabilmente, si tenne a Santa Giusta perché la cittadina lagunare, era facilmente raggiungibile.

Piero Marongiu

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