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Oristano

Il 6 novembre a Cagliari l’appello per l’assassinio di Manuel

Il 6 novembre a Cagliari l’appello per l’assassinio di Manuel

Un anno dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza di primo grado, arriva il momento di tornare in aula

25 settembre 2020
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GHILARZA. Un anno dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza di primo grado, arriva il momento di tornare in aula. Davanti alla corte d’appello di Cagliari, il 6 novembre si celebrerà il secondo grado del processo per l’omicidio di Manuel Careddu. Ritornano così a galla tutti gli spettri del delitto commesso l’11 settembre del 2018 in un terreno nelle campagne di Soddì sulle sponde del lago Omodeo. Il processo riguarda solamente i tre maggiorenni ghilarzesi del gruppo di cinque amici che hanno commesso il delitto per questioni legate a un debito di 500 euro maturato nella compravendita di droga.

Per i diciottenni Giada Campus e Cosmin Nita, minorenni all’epoca dell’omicidio, il capitolo giudiziario si è chiuso in primavera con la conferma della condanna di primo grado di fronte alla sezione d’appello per i minori: sedici anni per entrambi. Avendo rinunciato a un ricorso in Cassazione, hanno già iniziato il percorso di detenzione e di riabilitazione che li porterà fuori dalla struttura nel giro di cinque anni.

Per chi 18 anni li aveva compiuti il giorno dell’omicidio la mano della giustizia è stata molto più severa, nonostante le riduzioni di pena di cui gli imputati hanno usufruito in primo grado per aver scelto il rito abbreviato. Più che sulla colpevolezza, eccezion fatta per Matteo Satta la cui partecipazione è legata esclusivamente alla custodia dei telefoni lontano del luogo del delitto, la linea difensiva scelta al momento di presentare l’appello aveva insistito proprio sulla questione dell’entità della pena. Basta un’attenuante in più o in meno perché la pena in primo grado venga modificata. Ci sperano Christian Fodde, difeso dall’avvocato Aurelio Schintu e condannato all’ergastolo, Riccardo Carta, difeso dall’avvocato Angelo Merlini e che deve scontare trent’anni, e lo stesso Matteo Satta, difeso dall’avvocato Antonello Spada e che era stato condanno a sedici anni e otto mesi e a cui non è contestata la distruzione del cadavere. (e.carta)

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