La Nuova Sardegna

Oristano

Cacciatori fuori legge a Pidighi

Cacciatori fuori legge a Pidighi

Il parco archeologico di Solarussa è a loro vietato. Il Comune metterà cartelli

07 ottobre 2020
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SOLARUSSA. All’interno di un parco archeologico del paese è vietato praticare attività venatoria.

Questa regola dovrebbe risultare scontata ma che forse non è chiara a quei cacciatori che sono stati avvistati nel parco di Pidighi, in territorio di Solarussa.

Fucile al braccio, si sarebbero dileguati dopo essere stati visti da una famiglia che passeggiava nei dintorni.

«Mi trovavo a Pidighi con i miei nipoti – spiega Monica Mereu, la giovane donna che si è trovata faccia a faccia con i cacciatori – e vedendo che queste persone erano armate di fucile mi sono chiesta se fosse lecito».

Effettivamente la norma sull’esercizio dell’attività venatoria in Sardegna e a livello nazionale parla chiaro, in quanto «risultano preclusi alla caccia non solo giardini, parchi pubblici e privati o parchi storici ma anche quelli archeologici».

A specificarlo è Tiziana Pinna, comandante del nucleo investigativo del Corpo forestale e di vigilanza ambientale regionale per la provincia di Oristano. La zona è nota alle persone del posto, che dovrebbero quindi essere a conoscenza del divieto.

«Rispetto chi pratica l’attività venatoria – afferma il sindaco di Solarussa Mario Tendas – ma nel contempo è doveroso che i cacciatori sappiano che quello non è un luogo in cui è consentita. Ci sono ampie distese in cui praticarla», aggiunge Tendas che dichiara la volontà di fare chiarezza sulla questione.

Il problema sta soprattutto nel fatto che nei dintorni non esistono gli appositi cartelli di divieto e con molta probabilità in passato quelle campagne sono state zona abituale di caccia.

«Ho fermato un cacciatore per chiedergli come mai si trovasse lì e mi ha risposto di essere sicuro che l’attività fosse consentita» ha infatti detto Monica Mereu. Il primo cittadino si dice quindi pronto a collaborare con gli organi competenti per la sistemazione degli appositi cartelli, che possano chiarire una volta per tutte il divieto di caccia.

«Se necessario il comune può rendersi disponibile all’installazione della cartellonistica affinché la sicurezza dei cittadini sia garantita» ha assicurato Tendas.

D’altro canto Giuseppe Cherchi, responsabile del servizio gestione faunistica della Provincia sostiene che «trattandosi di un parco archeologico l’area non è di competenza della Provincia, ma proprio per la natura del luogo l’unica cartellonistica presente dovrebbe essere quella che attesta l’esistenza di un parco, non quella del divieto di caccia».

Valentina Atzeni

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