La Nuova Sardegna

Oristano

«I conti del Comune in forte squilibrio: spese non sostenibili»

«I conti del Comune in forte squilibrio: spese non sostenibili»

Bilancio, l’ex assessora Uda spiega come è nato il buco «Situazione risolvibile se non si fanno altri disavanzi»

08 ottobre 2020
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ORISTANO. Definisce la situazione finanziaria del Comune «complicata. Ma non sono minimamente sorpresa», disegnando uno scenario diverso da quello rappresentato dall’esecutivo. Secondo la vulgata di piazza Eleonora il comune ha i conti in ordine, non ha bisogno di nessun aumento di tasse e tributi per ripianarli e se qualcosa non è a posto la colpa è degli altri, di chi c’era prima.

Giuseppina Uda, ex assessora al bilancio e vicesindaca della giunta Tendas, di professione è una commercialista revisore dei conti. Ha svolto e svolge questa attività per enti pubblici e privati, e spiega perché secondo lei esiste un buco nel bilancio del comune, e perché in questi tre anni sono state previste entrate che era in tutta evidenza non realizzabili. «Adesso però bisognerebbe fare scelte differenti e trovare soluzioni concrete e strutturali di lungo respiro che riportino i conti in ordine altrimenti la situazione rischia di precipitare».

Cosa è successo alle casse comunali? Da dove viene il “buco” da dodici milioni?

«Vorrei per prima cosa precisare che il cosiddetto “buco”, che in termini contabili si chiama disavanzo, è di poco più di 6 milioni ed è in gran parte riferito al 2019. Se così non fosse stato, il Collegio dei Revisori dei conti del Comune, cioè l’organo di controllo che vigila sui conti, in tutti questi anni non si sarebbe espresso sempre favorevolmente ai bilanci e sulla correttezza dei conti passati».

Ma come è nato questo disavanzo? Colpa degli amministratori e di leggi e regolamenti che “strozzano” i comuni?

«Esiste un disavanzo tecnico che nasce da una procedura di natura straordinaria avvenuta nel 2014 perchè dal cambio di regime contabile è emersa una differenza di poco più di 8 milioni. Questa differenza sarà recuperata in trent’anni. Nel 2014, durante la giunta Tendas abbiamo fatto una pulizia straordinaria dei conti e allora, e per questi soldi, è stato avviato un piano di pagamento pluridecennale: 271mila euro l’anno, che rispetto a un bilancio di circa 36 milioni sono una cifra modesta. Ma quei debiti non hanno nulla a che fare con questi.

Cosa è successo secondo lei? Quali scelte sono state compiute negli ultimi tre anni per arrivare ad avere nuovo debito?

«Bisogna fare un passo indietro e ricordare che in questi anni è cambiata la norma che disciplina gli incassi dell’Imu. Adesso lo Stato applica una regola del genere: “l’Imu la dividiamo a metà, io Stato dico a te Comune quanto è la mia quota e questa mi piglio: il resto è tuo. Se lo incassi tutto, va bene, altrimenti son fatti tuoi”. La giunta Tendas ha ridotto quasi a zero la base imponibile di Imu per le aree fabbricabili. Questa giunta invece ogni anno tra Imu e Tari ha iscritto a bilancio maggiori entrate dovute a tributi per due milioni di euro, soldi che oggi possiamo affermare che per la maggior parte non sono state incassati e che con molta probabilità non si incasseranno mai. E proprio sulla base di queste entrate hanno poi speso quei milioni. Ecco come nasce il loro buco. Hanno previsto entrate non certe, ma che hanno consentito di fare spese certe. Alla lunga un procedimento pericoloso».

Lei descrive una situazione grave per i conti del Comune. Come se ne esce?

«Non è grave, non è irrecuperabile, è risolvibile, ma occorre affrontarla con scelte chiare e strutturali. Innanzitutto non iscrivere a bilancio entrate che si sa che non ci saranno. Si può anche decidere di iscrivere solo quanto si incassa, applicando il principio di cassa, direi di sana prudenza. Quel che invece ritengo più evidente e che definisce le responsabilità è che questo bilancio fa emergere uno squilibrio di cassa di tre milioni, uno squilibrio di bilancio di 1,7 milioni e uno squilibrio complessivo di oltre 6 milioni. Non va bene, non può andare bene».

Ma quali sono le scelte che lei definisce chiare e strutturali?

«Gli squilibri di bilancio di un comune, a grandi linee, si risolvono in tre modi, singolarmente o tutti insieme: o si riducono le uscite, o si aumentano le entrate, o si incrementano gli incassi dei tributi dovuti. Tutto ciò non vuol dire secondo me per forza di cose aumentare i tributi. Noi li abbiamo abbassati e abbiamo lasciato conti in ordine e chiari, e un programma di rientro dal debito, eredità delle giunte a noi precedenti, credibile e gestibile senza affanni e sofferenze».

L’assessore Angioi ha dichiarato che gli squilibri di bilancio vanno risolti subito, senza lasciare pesanti eredità a chi verrà dopo: «non voglio avvelenare i pozzi», ha detto.

«Condivido la sua posizione. I conti vanno lasciati in ordine entro la fine del mandato, anche perché lo prevede la legge. Come? Non rubo il mestiere a nessuno e non mi esprimo. Anche perché ho capito che sindaco e assessore hanno opinioni molto differenti tra loro. L’importante è non procurare altri disavanzi; oggi il Comune ha i conti in forte squilibrio, e le sue spese, dai prossimi mesi rischiano di non essere più sostenibili».(g.cen.)

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