La Nuova Sardegna

Oristano

L’ira dei sindacati: «Non siamo pedine da spostare»

L’ira dei sindacati: «Non siamo pedine da spostare»

La reazione dei sindacati è immediata. I dubbi si sprecano, l’incredulità pure. Giampiero Sulis (foto), segretario della Cimo, bolla come assurdo il piano predisposto dalla Regione e avallato dall’Ass...

20 ottobre 2020
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La reazione dei sindacati è immediata. I dubbi si sprecano, l’incredulità pure. Giampiero Sulis (foto), segretario della Cimo, bolla come assurdo il piano predisposto dalla Regione e avallato dall’Assl oristanese per l’apertura del reparto covid: «Siamo di fronte a una serie di errori che si susseguono da mesi – afferma –. Si è smantellato il reparto covid in barba a tutte le indicazioni che prevedevano una seconda ondata di contagi che puntualmente è arrivata. Adesso si impone la riapertura quasi ignorando che lì ci siano finiti un altro reparto, altro personale e altri pazienti. Sarà un’operazione costosissima e non certo realizzabile in pochissimo tempo come l’emergenza imporrebbe». Ma ovviamente non sono solo i problemi di carattere logistico a spaventare i medici e i loro sindacati. «È stato previsto l’utilizzo di specialisti di altri settori in reparti per cui non hanno lavorato. È come se prendessero me, che sono un radiologo, e mi spostassero in medicina o in chirurgia o se prendessero un dermatologo e lo mandassero in oncologia e un oncologo in dermatologia. Tra l’altro stiamo parlando di un reparto in cui arriverebbero pazienti con varie patologie, per cui serve la massima specializzazione». Ancora perplessità poi vengono espresse sulla sicurezza delle sale in cui il nuovo reparto dovrebbe (ri)sorgere, visto che è chiuso da anni perché non più idoneo e che si trova lontano dagli altri reparti con i percorsi che andrebbero a incrociarsi. (e.carta)

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