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«Nessuno l’ha portata in acqua, è entrata volontariamente»

«Nessuno l’ha portata in acqua, è entrata volontariamente»

CAGLIARI. Non è un controsenso: i punti di forza del pubblico ministero sono gli stessi su cui fa leva la difesa. L’avvocato Antonello Spada parte dalla deposizione di Graziella Carboni, la testimone...

27 ottobre 2020
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CAGLIARI. Non è un controsenso: i punti di forza del pubblico ministero sono gli stessi su cui fa leva la difesa. L’avvocato Antonello Spada parte dalla deposizione di Graziella Carboni, la testimone chiave che vede la macchina di Giovanni Perria uscire la sera della sparizione di Birigitte Pazdernik. «È inattendibile – dice –, in una sera di allerta meteo è l’unica che non si accorge che c’è brutto tempo. In aula dice che il tempo era buono e passa quaranta minuti fuori di casa a stendere». E poi si confonde. Quando viene interrogata, nei momenti successivi alla scomparsa di Brigitte Pazdernik dice di aver sentito delle grida provenire dalla casa di altri vicini. «Per quattro volte ripete che non capisce cosa si dicano», ma quando arriva in aula si corregge e racconta che le voci erano quelle dei Perria e a Giovanni attribuisce anche la frase: «Ma perché? Ma perché?». La difesa pone poi l’accento sulla direzione presa dall’auto: la testimone prima dice che svoltò verso sinistra, poi verso destra. Quando le viene chiesto conto di questo errore spiega di aver sbagliato perché aveva avuto paura.

Poi si passa alla geografia e alla geologia. La difesa fa notare come sia stata sempre indicata la spiaggia di Torre del Pozzo come quella in cui è avvenuto l’omicidio. C’è un problema però ovvero l’accesso in mare assai difficoltoso. L’avvocato sostiene che sia stato impossibile che Giovanni Perria l’abbia trascinata perché il medico legale esclude che ci siano stati segni di trascinamento sul corpo della vittima. La conclusione è che in acqua ci è entrata spontaneamente o che comunque sino alla riva è giunta senza che nessuno la costringesse. E poi la sabbia nell’auto con la difesa che si chiede come mai fosse presente in tutti i tappetini sia davanti che dietro. La risposta è che la sabbia non può essere la prova che Perria sia stato lì la sera della scomparsa, ma che abitualmente assieme alla moglie e ai nipoti frequentava quei luoghi.

E poi la questione del serbatoio che indicherebbe un consumo di cinque litri superiore rispetto a quello indicato dall’accusa. Poco credibile che abbia percorso 100 chilometri in così poco tempo e commesso un omicidio, così come sarebbe poco credibile che abbia smontato la centralina per disattivare il contachilometri, lui che neanche usava uno smartphone. L’arringa, prima delle repliche e della sentenza che arriveranno il 2 novembre, si chiude con una domanda e alcune considerazioni: «Com’è entrata in acqua? Il pubblico ministero non lo dice, perché l’ha fatto volontariamente. Nessuno l’ha portata». (e.carta)

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