tribunale
Turbativa d’asta, sentenza a marzo
Due imputati a processo per la vendita di telecamere per i semafori
03 novembre 2020
1 MINUTI DI LETTURA
ORISTANO. L'assenza di uno dei legali della difesa, impossibilitato a presenziare in Tribunale, ha fatto slittare la conclusione del processo sulla vicenda dell'appalto per l’acquisto delle telecamere ai semafori dell'incrocio tra via Cagliari e via Gennargentu e della strada principale di Silì.
Ieri infatti, davanti alla giudice monocratica Elisa Marras, era prevista la discussione del processo, con le richieste dell'accusa e le arringhe della difesa, che invece si farà il primo marzo del prossimo anno.
La vicenda è nota e aveva creato non poco scalpore in città, visto il ruolo di uno dei due imputati. Il pubblico ministero Andrea Chelo, contesta all'ex dirigente della polizia locale Rinaldo Dettori e all’imprenditore di Monza, Roberto Malventi, il reato di turbativa d’asta.
Secondo l'accusa, comandante dei Vigili e imprenditore si sarebbero messi d'accordo precedentemente sul prezzo in modo da indirizzare poi la scelta del Comune all'acquisto delle apparecchiature.
Difesi dagli avvocati Stefano Gabbrielli, Gianfranco Siuni e Perla Sciretti, gli imputati hanno sempre respinto la ricostruzione della Procura. Secondo la difesa, infatti, l’accusa avrebbe valutato male le cifre attribuendo a una ditta concorrente la vendita della stessa apparecchiatura a 25mila euro, quindi cifra molto più bassa rispetto a quella che sfiorava i 40mila con cui poi furono acquistate le telecamere che dovevano segnalare le infrazioni.
Ieri infatti, davanti alla giudice monocratica Elisa Marras, era prevista la discussione del processo, con le richieste dell'accusa e le arringhe della difesa, che invece si farà il primo marzo del prossimo anno.
La vicenda è nota e aveva creato non poco scalpore in città, visto il ruolo di uno dei due imputati. Il pubblico ministero Andrea Chelo, contesta all'ex dirigente della polizia locale Rinaldo Dettori e all’imprenditore di Monza, Roberto Malventi, il reato di turbativa d’asta.
Secondo l'accusa, comandante dei Vigili e imprenditore si sarebbero messi d'accordo precedentemente sul prezzo in modo da indirizzare poi la scelta del Comune all'acquisto delle apparecchiature.
Difesi dagli avvocati Stefano Gabbrielli, Gianfranco Siuni e Perla Sciretti, gli imputati hanno sempre respinto la ricostruzione della Procura. Secondo la difesa, infatti, l’accusa avrebbe valutato male le cifre attribuendo a una ditta concorrente la vendita della stessa apparecchiatura a 25mila euro, quindi cifra molto più bassa rispetto a quella che sfiorava i 40mila con cui poi furono acquistate le telecamere che dovevano segnalare le infrazioni.