La Nuova Sardegna

Oristano

Sartiglia, in pista una sola pariglia

di Enrico Carta
Sartiglia, in pista una sola pariglia

I due componidori si scambierebbero il ruolo di capocorsa e di “segundu”. Non tutti sono d’accordo

10 dicembre 2020
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ORISTANO. Un’impressione di Sartiglia e forse neanche quella. Quando mancano poco più di due mesi alla giostra equestre di carnevale, al di là di una riunione assolutamente interlocutoria del consiglio della Fondazione Oristano, tutto resta sospeso. Le ipotesi per effettuare una parvenza di manifestazione e salvare la continuità della tradizione ci sono, ma non a tutti aggradano. Quella che ormai sembra farsi più strada, vede la possibilità di una sola pariglia in pista, quindi addirittura una in meno rispetto al formato mignon ipotizzato alcune settimane fa.

La nuova proposta, che però non trova tutti d’accordo soprattutto all’interno dei gremi, sarebbe quella di consentire a un solo terzetto di sfilare in via Duomo, effettuare l’incrocio delle spade e fare rientro nella sede dove alla vestizione a porte chiuse seguirà anche la “svestizione” senza pubblico. Qualche settimana fa si era ipotizzato che le pariglie coinvolte potessero essere due, una per la domenica e una per il martedì di carnevale in modo da accontentare entrambi i gremi e con soli sei cavalieri protagonisti. Ora si pensa ancora più in piccolo. Visto il perdurare dell’emergenza sanitaria e per conservare viva la tradizione, l’idea è di ridurre tutto a una sola pariglia, composta dagli stessi tre cavalieri in entrambi i giorni della manifestazione. Uno di loro verrebbe scelto dal gremio dei contadini, un altro da quello dei falegnami: i due si alternerebbero poi alla guida del corteo fantasma vestendo i panni del componidori a turno, con il terzo cavaliere a far da spalla.

Qualche nome è anche circolato negli ambienti della Sartiglia e sarebbero quelli di due ex componidori che si metterebbero a disposizione dei gremi per amicizia e riconoscenza verso i due presidenti attuali, Nando Faedda per il gremio di San Giovanni e Antonello Addari per quello di San Giuseppe. Il loro sacrificio servirebbe anche per evitare ad altri cavalieri che mai hanno avuto l’onore di vestire i panni del capocorsa di vedere il proprio sogno stroncato da un’edizione monca della giostra. Permanendo i divieti di svolgere manifestazioni pubbliche, ovviamente quel brandello di Sartiglia si svolgerebbe senza pubblico o con un numero ridottissimo di componenti dei gremi e addetti ai lavori. Probabilmente senza neanche l’allestimento del percorso così come avviene solitamente.

Con questa formula le tutele sanitarie sarebbero massime nei luoghi tradizionali della giostra. Ci sono però alcune zone d’ombra e sono il motivo per cui all’interno dei gremi, soprattutto tra i contadini, restano molte perplessità. Ci sarebbe infatti da rispettare anche un copione che va oltre il solo svolgimento della giostra: il presidente del gremio dovrebbe recarsi a casa del designato per comunicargli la scelta; ci sarebbe poi l’investitura ufficiale con la consegna dei ceri nel giorno della Candelora; ci sarebbero le fasi delicate della vestizione del capocorsa e ancora il rischio che attorno al percorso o nelle strade che la pariglia dovesse percorrere la folla sia ingestibile. La domanda allora è: si è in grado di gestire tutte queste situazioni con la massima sicurezza per tutti e in vari punti della città? È per questo che anche il formato mignon del formato mignon lascia qualche perplessità sulla gestione della sicurezza in aspetti che sino allo scorso anno non erano mai stati toccati.

In mezzo all’incertezza, l’unica certezza sono i giorni del calendario che vanno avanti. Poco più di due mesi e la data fatidica arriva. Quella delle scelte sarà ancora prima.

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