La Nuova Sardegna

Oristano

un’opera incompleta 

Mancano ancora i parcheggi e molti locali interni sono inagibili

ORISTANO. «Il bando vero e proprio – ha spiegato appena due giorni fa l’assessora allo Sport, Maria Bonaria Zedda – verrà predisposto sulla base delle manifestazioni d’interesse che arriveranno. Ci...

05 gennaio 2021
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ORISTANO. «Il bando vero e proprio – ha spiegato appena due giorni fa l’assessora allo Sport, Maria Bonaria Zedda – verrà predisposto sulla base delle manifestazioni d’interesse che arriveranno. Ci sono ancora delle cose da completare e si deve decidere anche chi svolgerà questi lavori». Tra opere incomplete, requisiti di partecipazione limitanti e condizioni della concessione giudicate poco appetibili, l’orientamento delle società cittadine di pallavolo e pallacanestro, però, sembra già abbastanza netto. È il settore sportivo colpito più duramente dall’emergenza Covid e quindi non sembra avere le possibilità per gestire una struttura così grande, in grado di ospitare sulle proprie tribune poco meno di tremila spettatori: diversamente da altri sport, infatti, i giocatori di basket e volley hanno bisogno di un posto chiuso per allenarsi.

In questo momento le palestre sono blindate a causa della pandemia. Ma anche senza questa crisi, ben poche società sportive oristanesi sarebbero in grado di superare il requisito minimo di un fatturato annuo di 100mila euro tra il 2017 e il 2019. C’è chi ci riesce, magari perché ha organizzato eventi internazionali, ma si parla di fatturato e quindi soprattutto di spese, bilanciate dagli sponsor, dalle entrate delle quote associative e dai contributi pubblici: 30mila euro di utile da impiegare per pagare il canone annuo al Comune non li ha nessuno. Se ci si aggiungono le bollette, la manutenzione ordinaria, la guardiania e le altre spese come la pulizia di uno spazio così ampio, il cielo si fa ancora più grigio.

Il bando non ignora questa situazione e infatti prevede la possibilità dell’avvalimento: una società sportiva dilettantistica potrebbe avvalersi dei requisiti di un imprenditore privato, per il quale un fatturato annuo da 100mila euro è una somma molto più facile da raggiungere. A quel punto, però, la gestione della struttura diventa una vera e propria impresa commerciale, in cui qualcuno deve pur guadagnare, e la durata prevista della concessione, due anni appena, non sembra favorire questo tipo di impegno. A questo bisogna aggiungere il fatto che i parcheggi non ci sono – secondo le norme Coni un palazzetto da 3mila posti deve avere un migliaio di stalli a disposizione – e che tutte gli spazi interni – palestre, ristorante, sala medica, sala stampa, uffici – sono da completare e quindi per il momento inutilizzabili. Ciò comporta da un lato l’impossibilità di subaffittare i locali e quindi avere degli introiti, dall’altro la necessità di spendere maggiori risorse quando si organizzano eventi di richiamo, sia di natura sportiva che culturale, per garantire il rispetto di tutte le norme di sicurezza.(dav.pi.)

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