La Nuova Sardegna

Oristano

via lepanto 

Cantiere aperto, ruspe al lavoro ma serve un nuovo ok del Consiglio

di Davide Pinna
Cantiere aperto, ruspe al lavoro ma serve un nuovo ok del Consiglio

ORISTANO. Le ruspe sono già al lavoro per gli sbancamenti e da febbraio potrebbero cominciare davvero i lavori per l'housing sociale di via Lepanto, contestato da un comitato di residenti del...

21 gennaio 2021
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ORISTANO. Le ruspe sono già al lavoro per gli sbancamenti e da febbraio potrebbero cominciare davvero i lavori per l'housing sociale di via Lepanto, contestato da un comitato di residenti del quartiere e oggetto di un procedimento al Tar di Cagliari. Ma l'imminente partenza dei lavori non significa che la vicenda sia definita una volta per tutte: potrebbe infatti essere necessario un pronunciamento del Consiglio comunale, tutto dipende da quello che stabiliranno i giudici amministrativi. E il passaggio politico, se dovesse rivelarsi necessario, potrebbe non essere indolore: quasi tutta l'attuale maggioranza si oppose infatti al progetto voluto dall'amministrazione Tendas. Fra loro anche l'attuale sindaco Andrea Lutzu, che si era poi ricreduto scegliendo la strada di apportare modifiche al progetto per accogliere, almeno parzialmente, le richieste del comitato. La prossima apertura del cantiere, la conferma il dirigente del settore Sviluppo del territorio del Comune, Giuseppe Pinna: «La ditta sta attendendo il nulla osta da parte dell'esercito, a seguito delle verifiche sulla presenza di ordigni bellici nel terreno. Ci hanno informato che sono intenzionati a partire subito dopo». Domani, i tecnici incaricati dalla Torre sgr, la società dietro il progetto di housing sociale, saranno disponibili per svolgere sopralluoghi negli immobili adiacenti al cantiere. Una pratica non comune: «È vero, poche ditte si preoccupano di farlo – spiega Pinna – ma è una scelta di buon senso. Evita problemi successivi, perché i rilievi fotografici e tecnici permetteranno alla ditta di ripagare subito eventuali danni dovuti ai lavori». Contestato da molti residenti perché aumenterebbe in maniera insostenibile il peso antropico in una zona già gravata da problemi di parcheggio, strade di accesso e spazi pubblici vivibili, il progetto ha subito alcune modifiche nel tempo, come la realizzazione di un nuovo accesso carrabile su via Lepanto e l'ampliamento del parcheggio già esistente. Migliore non sufficienti per il comitato, che ha imboccato la strada del Tar, sostenendo che il Puc prevederebbe, per quell'area, un'altezza massima degli edifici pari a 15 metri, mentre il progetto si attesta sui 19. La partita giudiziaria è certamente aperta, ma un precedente dello stesso Tar confermato dal Consiglio di Stato fa pendere l'ago della bilancia in favore del comitato. Si tratta di una vicenda molto simile, con i giudici amministrativi che hanno bloccato la costruzione di una palazzina nella zona di Sa Rodia proprio per la mancata aderenza ai requisiti di altezza previsti dal Puc. Nel caso di una pronuncia analoga, non sarebbe obbligatoria la sforbiciata: potrebbe porre rimedio il Consiglio comunale votando un nuovo piano attuativo. Teoricamente in aula c'è una larga maggioranza, comprendente anche il centrosinistra che quel progetto lo ha voluto.

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