La Nuova Sardegna

Oristano

«Drug & fire, condannateli tutti»

di Michela Cuccu
«Drug & fire, condannateli tutti»

Le richieste dell’accusa al processo per la banda che bruciava le auto per i clienti “morosi”

26 gennaio 2021
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ORISTANO. Minacciavano e picchiavano i clienti che ritardavano nei pagamenti della droga. Ieri, il pubblico ministero del tribunale di Oristano Andrea Chelo, ha chiesto 45 anni complessivi di carcere per sei degli imputati dell’inchiesta “Drug & fire”. I sei, finiti in carcere assieme ad altre cinque persone, a seguito di un’operazione condotta dai carabinieri che avevano scoperto una rete di spaccio in città, avevano scelto il rito abbreviato. Ieri mattina, di fronte al giudice monocratico Elisa Marras, sono comparsi gli imputati, alcuni dei quali già detenuti in carcere per altre vicende. La pena più pesante, 14 anni e 8 mesi, è stata chiesta per Fabio Orrù (difeso dall’avvocato Carlo Figus), oristanese di 33 anni che qualche giorno fa è stato condannato a cinque anni di reclusione per una vicenda analoga. Pesante la richiesta, 11 anni e cinque mesi, per Lara Pinna, 22 anni, la fidanzata di Fabio Orrù, difesa dall’avvocata Herika Dessì. Per Matteo Zucca, 34 anni, anche lui oristanese, difeso da Fabio Costa, il pm ha sollecitato quattro anni e otto mesi di detenzione. Orrù, Pinna e Zucca, sono gli unici in questo processo accusati anche di tentata estorsione. Per gli altri imputati di detenzione e spaccio, Sandro Mele, 31 anni, difeso da Antonella Piredda; Angelo Erdas, 69 anni, difeso da Fabio Costa e Alessandro Casu, 43 anni, difeso da Fernando Vignes, le richieste di condanna sono state rispettivamente di 6 anni e 11 mesi, 4 anni e 8 mesi e 2 anni e otto mesi. L’inchiesta era scaturita dalla denuncia di un cittadino extracomunitario (costituitosi parte civile al processo con l’avvocato Piero Aroni) vittima di un pestaggio, da parte di Matteo Zucca, avvenuto nei giardini pubblici di viale Repubblica. Le indagini permisero di individuare una rete di spaccio di sostanze stupefacenti tra il capoluogo e Fordongianus. Secondo gli inquirenti, Oristano era il centro dello spaccio, mentre Fordongianus era il luogo di semina e raccolta della marijuana. Qui, i punti di riferimento sarebbero stati Fabio Orrù e Matteo Zucca, con il primo capace di acquistare importanti quantitativi di stupefacente – circa mezzo chilo a settimana – e di piazzarlo tramite una ragnatela di venditori al dettaglio che non si mettevano molti problemi anche ad accettare dei debiti. Il problema è che quando i soldi non tornavano indietro coi tempi giusti, la riscossione non avveniva attraverso avvisi bonari, ma con il fuoco che aveva anche creato parecchio allarme sociale in città. In quel periodo, infatti, quattro automobili erano state distrutte da incendi, tutti dolosi, come accerteranno le perizie. Proprio per questo aspetto, l’inchiesta aveva preso il nome di “Drug & fire”, droga e fuoco. Secondo l’accusa i mandanti degli attentati sarebbero stati Fabio Orrù e la fidanzata Lara Pinna avrebbero deciso di vendicarsi di chi aveva ricevuto la droga e non aveva saldato i conti. La coppia incaricava altre persone di appiccare il fuoco: il processo di ieri, infatti, non ha riguardato gli attentati, che verranno affrontati in un altro procedimento. Un blitz dei carabinieri della Compagnia di Oristano, all’alba del 3 marzo scorso mise fine non solo a un giro di spaccio che, secondo le accuse, stava sempre più prendendo piede coinvolgendo anche un numero notevole di minorenni. Per lo più si trattava di marijuana, ma non sarebbe però mancata la cocaina, come dimostrano i dialoghi intercettati e persino qualche sequestro effettuato quando il troncone principale dell’indagine andava avanti.

Il processo proseguirà il 19 marzo, quando sarà data la parola alla difesa.

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