La Nuova Sardegna

Oristano

Inchiesta Texas hold’em, chiesti 34 anni di carcere

di Michela Cuccu
Inchiesta Texas hold’em, chiesti 34 anni di carcere

Il pm ritiene colpevoli di spaccio gli ultimi quattro imputati dell’indagine Sono accusati di aver coltivato una delle più grandi piantagioni della Sardegna

30 gennaio 2021
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ORISTANO. Dieci anni di carcere per Gianluca Sanna e cinque per il fratello Alessio, rispettivamente di 34 e 35 anni, di Ghilarza; nove anni e mezzo per Massimo Arca, 39 anni di Borore, e nove anni di detenzione per il cugino Domenico, di 36 anni, di Silanus. Insieme rischiano poi di dover pagare decine di migliaia di euro di multa. Sono queste le richieste formulate ieri mattina dal pubblico ministero Andrea Chelo, al processo scaturito dall’inchiesta Texas hold’em. Nel marzo del 2019, dopo quasi un anno di indagini, gli agenti della Squadra mobile della Questura di Oristano, mandarono all’aria un presunto traffico di stupefacenti, scoprendo, a Oliena e Teti, due tra le più grandi piantagioni di cannabis mai coltivate fino ad allora in Sardegna.

Gli agenti si erano insospettiti dal tenore di vita troppo elevato di alcuni frequentatori di un circolo privato di Oristano. Risultavano disoccupati, ma indossavano abiti firmati. Erano proprietari di automobili di grossa cilindrata, organizzavano pranzi e cene a ruota continua nei ristoranti più costosi. Soprattutto facevano puntate da capogiro, anche di 10mila euro, alle partite di poker texano alle quali partecipavano nel circolo. Pedinamenti e intercettazioni permisero agli agenti di scoprire che in quel circolo non si incontravano solo per giocare, ma anche per pianificare produzione e spaccio di marijuana, che ovviamente, all’insaputa dei titolari, avveniva anche all’interno del locale e di un campeggio della zona di Is Arenas.

Complessivamente nel corso dell'indagine vennero sequestrate 3.500 piante di canapa indiana in tre distinte piantagioni del Nuorese, tre chili di marijuana essiccata, quattro chili di hashish e qualche decina di grammi di cocaina ed eroina oltre a venti pastiglie di Mdma. L’inchiesta sulla rete di produzione e spaccio con base a Ghilarza, portò all’arresto di 22 persone. Quasi tutti nel frattempo hanno già definito la loro posizione chi con riti abbreviati chi con patteggiamenti.

Gli avvocati della difesa, Carlo Figus e Antonella Piredda, hanno contestato la tesi dell’accusa. In particolare, Carlo Figus ha riproposto l’aspetto che ha caratterizzato gran parte del processo: la perizia per accertare il tasso di principio attivo della marijuana sarebbe da annullare, perché eseguita quando gran parte della droga sequestrata era già stata distrutta. Per gli avvocati anche dalle intercettazioni e dai pedinamenti, non sarebbe emerso che gli imputati spacciassero la droga. L’avvocatessa Antonella Piredda ha inoltre contestato la tesi secondo cui i suoi assistiti, i cugini Domenico e Massimo Arca, portarono delle buste di spesa ad Alessio Sanna che in quel periodo abitava a Teti. Sanna, è stato nel frattempo già condannato a sei anni perché riconosciuto custode della mega piantagione di canapa. L’avergli portato un po’ di spesa, non dimostrerebbe che gli Arca partecipassero allo spaccio. La sentenza è prevista per l’11 marzo.

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