La Nuova Sardegna

Oristano

I consulenti ai giudici: «Dubbi sulle procedure»

di Enrico Carta
I consulenti ai giudici: «Dubbi sulle procedure»

Primi testimoni al processo per gli incendi legati al servizio di raccolta rifiuti Sarebbero stati commessi in mezza Sardegna per intimidire le ditte concorrenti

03 febbraio 2021
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SANTU LUSSURGIU. La mafia e i suoi metodi, secondo il pubblico Alessandro Pili, non sarebbero appartenuti solo alla Sicilia. Le intimidazioni, gli attentati, le intromissioni in appalti pubblici sarebbero stati tanti e frequenti negli anni a cavallo tra il 2010 e il 2015. Gli appalti dei rifiuti in mezza Sardegna avrebbero fatto gola a molti imprenditori, i quali però, grazie anche al silenzio o all’aiuto di amministratori pubblici, avrebbero usato metodi illeciti per accaparrarseli.

Con le prime testimonianze, entra nel vivo il processo che vede sul banco degli imputati Giovanni Maria Firinu, 60 anni, che avrebbe costituito un’associazione a delinquere assieme all’ex moglie Francesca Piras, 60 anni di Ghilarza; al suo collaboratore Massimo Settefonti, 48 anni di Santu Lussurgiu; a Franca Pani, 45 anni di Macomer; a Giovanni Basilio Angioi, 50 anni, sassarese di origine e residente ad Assemini. Gli altri imputati sono Raimondo Manca, 56 anni di Seneghe, tecnico del Comune di Baratili San Pietro; Emilio Chessa, 64 anni, ex sindaco di Santu Lussurgiu; Stefano Putzolu, 54 anni, ex vice sindaco dello stesso paese; Mario Moro, 72 anni di Oniferi; Gonario Moro, 42 anni di Oniferi; Giuseppe Amato, 55 anni di Torre Annunziata; Luigi Bastri, 53 anni di Napoli.

Dopo che il collegio composto dalla presidentessa Carla Altieri e dai giudici Marco Mascia e Consuelo Mighela hanno assegnato a un perito l’incarico per le trascrizioni di alcuni brani di intercettazioni ambientali e telefoniche, c’è stato spazio per le prime deposizioni, quelle dei consulenti dell’accusa Andrea Dore e Raffaele Lorrai.

A essere presi in esame sono stati gli appalti per la gestione della raccolta dei rifiuti per il Comune di Santu Lussurgiu e di Baratili San Pietro. Secondo i consulenti le due gare per l’aggiudicazione avrebbero riscontrato delle irregolarità. In quella di Baratili San Pietro la stranezza sarebbe stata che furono ammesse solo le prime cinque ditte, in ordine di tempo, che avessero presentato le offerte e ciò non sarebbe stato conforme alla legge. Quella di Santu Lussurgiu avrebbe invece avuto tempi insolitamente lunghi e ciò sarebbe stato fatto volontariamente così da consentire alla ditta di Giovanni Maria Firinu di poter partecipare alla gara. In più c’è che, quando a Firinu viene assegnata dal Comune una proroga per proseguire il servizio, quegli era stato già colpito da interdizione.

È a questo punto però che accusa e difesa si sono scontrati con gli interventi degli avvocati Rossella Oppo, Milena Patteri e Maria Claudia Pinna che hanno contestato il fatto che l’interdizione di Firinu non impedisse alle amministrazioni di affidare appalti a quest’ultimo.

Molta tensione c’è stata poi quando in aula è stato chiamato a deporre l’imprenditore di Tonara, Redento Pasquale Poddie, che negli anni subì numerosi attentati incendiari che distrussero una ventina di automezzi da utilizzare per il servizio di raccolta dei rifiuti.

Il pubblico ministero associa quegli attentati principalmente al nome di Firinu, ma la deposizione del testimone è stata incalzata da diverse domande e osservazioni degli avvocati difensori Alessio De Gregoris e Filippo Serpau che hanno spostato l’attenzione dall’imputato verso altri concorrenti non coinvolti nel processo che proseguirà il 1° marzo.

Secondo l’accusa gli attentati incendiari avrebbero colpito le ditte concorrenti che, con la loro partecipazione alle gare d’appalto, ostacolavano i successi imprenditoriali della Nuova Ecoservice. Ci si sarebbe sbarazzati di loro attraverso incendi e attentati che rendevano impossibile l’attività. Nel capo d’imputazione sono contestati quelli commessi contro la Sardinia Ambiente, a cui nel 2010 furono bruciati sei compattatori parcheggiati nel deposito di S’Arenarzu a Ula Tirso; il chiosco sulla spiaggia di Su Pallosu di Antonio Fenu; tre compattatori e otto automezzi della Econord parcheggiati in parte Buddusò in parte a Barumini, oltre a quelli di cui ha parlato il testimone.

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