La Nuova Sardegna

Oristano

Cotto ma non mangiato, adesso c’è No SprecOr

di Michela Cuccu
Cotto ma non mangiato, adesso c’è No SprecOr

Un piano per il cibo di buona qualità non consumato da bar, ristoranti e mense In campo 6 associazioni di volontariato per il ritiro e la distribuzione ai bisognosi

04 febbraio 2021
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ORISTANO. Si chiama “Il piatto Solidale- No SprecOr” l’iniziativa varata dal mondo del volontariato oristanese per contrastare gli sprechi alimentari, rimettendo in circolo cibo altrimenti destinato a diventare rifiuto. Sei associazioni ( Domus Oristano, CittadinanzAttiva, Volontari Pro Carceri, Osvic, Caritas e Rotary) si sono messe insieme varando un progetto finanziato dalla Regione, che consiste nel ritirare cibo già cotto ma rimasto invenduto da ristoranti, rosticcerie, bar, pasticcerie e anche nelle mense, dove non tutte le pietanze a disposizione vengono consumate. È cibo di ottima qualità che d’ora in poi non finirà nei bidoni della spazzatura, ma sarà distribuito tra i bisognosi, il cui numero già alto, in questi mesi di emergenza sanitaria è cresciuto a dismisura anche in città.

Domani, alle 10, “No SprecOr” inaugurerà la sua sede operativa, in via Masones 16, dove sarà allestito il centro di raccolta e smistamento dei cibi. «Stiamo già operando da alcuni giorni – spiega Luisanna Usai, presidentessa di Domus Oristano, associazione capofila del progetto –. Abbiamo già più di venti tra esercizi commerciali, pasticcerie e rosticcerie dove ritiriamo pietanze pronte rimaste invendute o non consumate che poi, consegniamo alla Mensa del povero delle suore Giuseppine, ma anche ad alcune famiglie che già assistiamo».

Sono i volontari di Domus e i Volontari pro Carceri che si occupano del ritiro e della distribuzione, mentre gli altri partner si occupano prevalentemente di informare e sensibilizzare i cittadini attraverso incontri, ad esempio con le scuole. In queste prime settimane sono già nate iniziative significative. «Una pizzeria ci fornisce, una volta a settimana, delle pizze che destiniamo alle famiglie dei detenuti – spiega ancora Luisanna Usai –. La pasticceria di un centro commerciale cittadino, invece, ci consegna le paste invendute che portiamo direttamente alla casa di riposo. Ma questo è solo l’inizio: abbiamo già avviato contatti con una mensa scolastica, e vorremmo riuscire a inserire tra i nostri collaboratori anche la mensa dell’ospedale. Ovviamente ci rivolgeremo anche ai ristoranti, che ora purtroppo non stanno lavorando a regime».

In realtà, già da tempo numerose associazioni del volontariato si occupano di ritirare il cibo invenduto e distribuirlo ai meno abbienti. La novità del progetto è che prevede vantaggi non solo per i destinatari del cibo, ma anche per i fornitori che, attraverso le ricevute delle consegne rilasciate dal consorzio di associazioni, potranno chiedere sgravi fiscali su Iva e Irpef e, se il Comune di Oristano aderirà, anche sulla Tari.

Lo spreco del cibo ha un costo enorme a livello mondiale e da sempre si pone la necessità di invertire il processo in favore di un utilizzo virtuoso, destinato ai bisognosi. Si stima che solo in Italia si spreca cibo per un valore di 15 miliardi; e il dato, per molti stupefacente, è che la stragrande maggioranza di tutto questo cibo (il 79%) viene sprecato in ambito domestico. Oristano e la sua provincia non sono da meno. Ogni anno, lo spreco alimentare a Oristano varrebbe 8 milioni di euro, di questi 750mila si perdono nella distribuzione. Una cifra enorme, calcolata dalla Coldiretti che due anni fa partecipò a un progetto destinato a contrastare lo spreco alimentare, attraverso una campagna informativa, varato dal Comune, dal Ceas Aristanis, il centro di educazione alla sostenibilità che ha sede allo Spazio giovani in collaborazione con le associazioni Energetica e Nel Sinis. Ora questa nuova iniziativa che potrebbe dare risposte importanti.

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