La Nuova Sardegna

Oristano

Il messaggio quaresimale dell’arcivescovo Roberto Carboni

Il messaggio quaresimale dell’arcivescovo Roberto Carboni

ALES. Sono tre le ali che fanno volare la vita spirituale: digiuno, elemosina e preghiera. Bisogna metterle tutte in azione in questo tempo speciale nella vita di ogni cristiano, in cui ci si...

17 febbraio 2021
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ALES. Sono tre le ali che fanno volare la vita spirituale: digiuno, elemosina e preghiera. Bisogna metterle tutte in azione in questo tempo speciale nella vita di ogni cristiano, in cui ci si prepara alla Pasqua del Signore. «Chiediamo a Lui che ci aiuti a coltivare il desiderio di ascoltarlo, seguirlo, amarlo», è l’invito dell’Arcivescovo Roberto Carboni, che è anche amministratore apostolico della diocesi di Ales-Terralba, nel messaggio quaresimale. «Faccio fatica a parlarvi di digiuno, dopo un anno in cui è stato costantemente presente nella nostra vita: digiuno di abbracci, di strette di mano alle persone care, specialmente – scrive il vescovo – nel momento solenne e tragico in cui lasciavano questa vita. Fame di relazioni, di amicizie, di incontri, di feste. Assenza di tante cose che tessono il quotidiano e all’improvviso sono scomparse, ridotte, guardate con sospetto». Padre Carboni invita il suo popolo a nutrirsi: di dialoghi e incontri, dare nuovo valore alle relazioni, iniziando da quelle in famiglia. «Mettiamo occhi nuovi per guardare le persone con le quali viviamo tutti i giorni. Nutriamo la nostra umanità, scoprendo la bellezza di un ascolto, di un incontro, di una preghiera insieme, del perdono dato e ricevuto». Non è facile parlare di elemosina in un anno segnato dall’incertezza per tante attività lavorative. «Molti hanno chiuso, altri hanno vissuto e stanno vivendo il dramma di nuove povertà. Si è allungata la fila di persone che alla Caritas chiedono di poter avere cibo. Tante famiglie sono in povertà. Resta la preghiera. «Non possiamo nasconderci – conclude – che questi mesi hanno lasciato il segno anche nella nostra relazione con il Signore e con la comunità cristiana. Abbiamo cambiato ritmi, consuetudini; vissuto l’assenza di tanti momenti celebrativi in cui la comunità esprimeva festa e comunione, incontro e allegria. Anche la nostra preghiera è cambiata. Avvertiamo la necessità di renderla più profonda, che traduca il desiderio di “vedere Gesù”.(mg)

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