La Nuova Sardegna

Oristano

Autovelox ad Arborea, i verbali non erano falsi

Autovelox ad Arborea, i verbali non erano falsi

Ricorrenti sconfitti nella causa contro il Comune e condannati a pagare anche 15mila euro di spese

20 maggio 2021
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ARBOREA. Vince il Comune. Nella storia infinita sugli autovelox piazzati all’ingresso di Arborea, l’amministrazione porta a casa il pronunciamento favorevole della sezione civile del tribunale, mentre una mazzata economica piomba sulle teste delle tre persone che avevano citato per falso lo stesso ente e, di riflesso, in quanto responsabile di quel particolare settore amministrativo, il comandante della polizia locale Antonio Corona. I tre, assistiti dalle avvocatesse Rossella Oppo e Romina Pinna, avevano anche chiesto il risarcimento dei danni al Comune e, in più, il comandante della polizia locale rischiava un procedimento penale per falso, qualora fosse stata accertata la violazione che i ricorrenti sostenevano ci fosse stata.

Bisogna quindi fare un passo indietro e tornare agli anni in cui l’autovelox pizzicava gli automobilisti troppo veloci e in cui le multe che fioccavano. Una serie di quei verbali fu contestata e fu oggetto di causa di fronte al giudice di pace. Sembra una storia banale, uguale a tante altre. Invece c’è un capitolo in più, perché dieci di quei verbali sono stati l’oggetto dell’ulteriore contesa tra i tre automobilisti e l’amministrazione, tutelata dall’avvocato Nicola Battolu.

I legali dei ricorrenti sostenevano che alla base di tutte le contestazioni ci fossero delle false indicazioni contenute proprio nelle righe dei verbali con i quali venivano notificate le multe. L’indicazione più fuorviante sarebbe stata quella secondo la quale le apparecchiature erano state posizionate all’interno del perimetro urbano, ma volutamente indicate in una posizione diversa, al di fuori dei confini del centro abitato. Nel primo caso il Comune avrebbe infatti potuto elevare le contravvenzioni solo se ci fosse stata una contestazione immediata e cioè una pattuglia fosse stata pronta a fermare il veicolo un attimo dopo il rilevamento dell’eccessiva velocità.

Il luogo indicato nei verbali sarebbe stato volutamente cambiato, in modo tale da far risultare i misuratori esterni al perimetro urbano. Così il Comune poteva fare cassa senza troppi problemi. Di conseguenza veniva ritenuta falsa l’attestazione sul fatto che non bisognasse contestare immediatamente la violazione al codice della strada. È servita una perizia per dipanare l’intricata matassa e dar ragione al Comune. La perizia ha stabilito infatti che la differenza sui punti di posa dei rilevatori a terra e delle telecamere non era significativa rispetto a quella indicata nel verbale, anzi era «compatibile con la progressione chilometrica dichiarata nei verbali dal pubblico ufficiale». Si parlava di pochissimi metri, «una differenza talmente esigua da non poter incidere sui diritti dei destinatari dei verbali», dove peraltro nemmeno si faceva cenno al posizionamento delle telecamere.

È finita con i giudici Leopoldo Sciarrillo e Antonio Angioi che hanno condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali, dei compensi accessori e della perizia ovvero 15.076 euro a cui vanno aggiunti anche 20 euro di multa. (e.carta)

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