La Nuova Sardegna

Oristano

Phoinix il parco mai nato e dimenticato da tutti

di Davide Pinna
Phoinix il parco mai nato e dimenticato da tutti

Progettato quindici anni fa doveva unire Torregrande a Mare Morto Del percorso naturalistico e archeologico rimangono poche tracce

01 giugno 2021
3 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. Ci sono incompiute particolari, dove il problema non è rappresentato dal fatto che le opere non sono finite. È il caso di Phoinix, il percorso che dovrebbe consentire di andare a piedi o in bicicletta da Torregrande a San Giovanni di Sinis. Qui, d’altra parte, l’intervento dell’uomo è minimo: è stato tracciato un sentiero, sono state realizzate alcune aree attrezzate, è stato piantato qualche cartello informativo, ma il vero protagonista è lo scenario, incorniciato fra il golfo di Oristano da un lato e la laguna di Mistras dall’altro.

Scenario di cui, però, nessuno può godere a pieno. Il percorso di 12 chilometri prevede l’attraversamento di due peschiere, quella di Mistras e quella di Sa Màrdini. L’idea originaria era di consentire il passaggio sui lavorieri, le strutture che regolano l’accesso dei pesci all’interno della peschiera, solo però in determinati orari per non interferire con le attività di pesca.

Una variante, caldeggiata dall’amministrazione comunale oristanese quando sindaco era Guido Tendas, fu quella di realizzare delle passerelle in legno indipendenti, ma la proposta non venne approvata. La prima opzione delle aperture a orario, però, non è mai entrata a regime a causa delle incomprensioni e delle trattative inconcludenti fra i Comuni di Cabras e di Oristano, subentrati alla Provincia nelle gestione del percorso, e le cooperative dei pescatori. Poi si è messa in mezzo anche la campagna di abbattimento dei cormorani, fra il 2019 e il 2020, che ha portato alla chiusura del percorso dato che in quell’area si sparava.

Oggi, a distanza di quattro anni dalla chiusura del cantiere e di quasi quindici anni dall’inizio della progettazione, la situazione non solo non è cambiata, ma forse è addirittura peggiorata. Nella parte iniziale nella zona di Torregrande la manutenzione manca da tempo. Nessun cartello segnala i punti di accesso al percorso e, in quello principale, il led che dovrebbe segnalare gli orari di apertura delle peschiere è spento. Nell’area fitness distante poche decine di metri, alcuni cartelli sono stati divelti e alcuni attrezzi ginnici sono stati “usati” dai vandali, mentre in terra ci sono bottiglie e cartacce.

L’erba cresce spontanea in mezzo al bosco di pini molto spogli ed eucalipti, ma questo è un problema relativo dato che i cartelli dicono che non ci si dovrebbe allontanare dalle piste. Diverso è il caso della scarsa pulizia delle aree attrezzate che, d’altra parte, scontano un problema strutturale: ci sono dei tavolini blu, non troppo belli, ma le sedie bisogna portarsele da casa. Indecorosa, poi, la condizione del pozzo di Is Arracus, in direzione della strada provinciale tra Torregrande e Cabras. Opera dalla storia millenaria, è lasciata nel più totale abbandono e pericolosa, dato che la grata che ne ostruisce la bocca è rotta.

Qua e là spunta qualche discarica abusiva, ma la situazione, almeno su questo aspetto, è migliore rispetto al passato. Il sindaco Lutzu ammette che Phoinix è uscito dai radar dell’amministrazione: «Fra le mille cose che abbiamo dovuto gestire in questi ultimi tempi, non ce ne siamo più occupati. Nei prossimi giorni devo incontrare il sindaco di Cabras Andrea Abis e parleremo anche del percorso e della sua apertura. È un peccato, perché avevamo fatto molti incontri ed eravamo a buon punto, ma poi ci siamo fermati».

Le ambizioni iniziali della provincia, che realizzò l’opera, prevedevano 60mila visitatori in tre anni, ma l’apertura del percorso completo rischia di restare un miraggio anche quest’anno.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Il nuovo decreto

«La mannaia sul Superbonus devasterà tantissime vite»

di Luigi Soriga
Le nostre iniziative