La Nuova Sardegna

Oristano

Manifesti a lutto per la sanità

di Michela Cuccu
Manifesti a lutto per la sanità

Il Comitato accusa la politica regionale i vertici Assl per le tante promesse di rilancio mancate

06 giugno 2021
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ORISTANO. Manifesti listati a lutto sistemati ai piedi della torre di Mariano: ieri, in piazza Roma, è andato in scena il funerale della sanità pubblica dell’Oristanese, fatta di ospedali senza personale e di reparti che rischiano da un giorno all’altro la chiusura. Forse poteva esserci più gente, ma in tanti, tra politici, amministratori pubblici, sindacalisti, rappresentati del volontariato e comuni cittadini, hanno risposto all’appello del Comitato per il diritto alla salute, ancora una volta promotore di una manifestazione per dire basta allo stillicidio dei servizi sanitari e per rivendicare il rispetto del diritto alle cure, sancito della Costituzione. I fatti degli ultimi giorni, con l’ospedale San Martino dove si opera solo in caso di urgenza perché mancano gli anestesisti; si devono centellinare le analisi perché il laboratorio è rimasto senza reagenti (richiesti dalla Direzione solo qualche giorno fa); il Pronto soccorso, dove, per far fronte alle carenze di medici specialisti ormai tale da mettere in forse l’attività del reparto, l’Ats ha deciso di assumerne senza specializzazione, attraverso un’agenzia interinale, con costi doppi rispetto alle correnti tariffe di convenzione; non danno più spazio ad alibi. «La situazione sta peggiorando di giorno in giorno», ha detto Maria Carmela Massa, portavoce del Comitato che alla richiesta di commentare l’assenza quasi totale di consiglieri regionali (era presente solo Alessandro Solinas dei 5 Stelle), risponde: «Questa è la politica regionale del “non vedo, non sento e non parlo”». In piazza ci sono i sindaci a portare le preoccupazioni dei loro cittadini. «Tutta la Sardegna è in lutto per una sanità da anni depredata e abbandonata», ha detto Renzo Ponti, primo cittadino di Nurachi, uno dei tanti paesi rimasti senza Pediatra, che non lesina accuse nei confronti del Consiglio regionale. «Nessuno degli impegni che avevano assunto quando andammo a reclamare attenzione per un territorio dove non ci si può curare, è stato mantenuto». Il giudizio verso la politica regionale del primo cittadino di San Vero Milis, Luigi Tedeschi, è anche più severo: «La nostra presenza qui è per dimostrare che abbiamo scongiurato il tentativo di rompere l’accordo tra cittadini e sindaci. Adesso però dobbiamo passare alle proposte». Non presenti perché impegnati all’inaugurazione dell’hub vaccinale di Terralba, i sindaci di Arborea, Uras, Marrubiu e Terralba, pubblicano una foto sui social con in mano un manifesto del Comitato: «Siamo dalla vostra parte». Arrivano anche il Commissario straordinario della Provincia, Massimo Torrente e il presidente dell’Ordine dei Medici, Antonio Sulis che annuncia l’invio di un documento alla Regione da parte dei quattro Ordini provinciali . Tra le prime ad arrivare in piazza ci sono le componenti di “Le belle donne”, volontarie che si occupano dei problemi delle donne operate di tumore. Folta anche la rappresentanza dell’associazione Ex esposti amianto, del sindacato infermieristico Fsi-Usae e dei medici Anaao-Assomed, Aaroi-Emac, Cimo, Fimmg; c’è il Siulp ma mancano i sindacati confederali. «Sono qui a rappresentare i tanti pensionati e anziani che seguono i nostri corsi e che quotidianamente ci raccontano le difficoltà di accesso alle cure», dice Gigi Taras, coordinatore della “Scuola del popolo” della Cgil. Cristina Puddu, co-fondatrice del partito indipendentista Meris, dice: «L’emergenza Covid ha messo in luce il disastro fatto in questi decenni della sanità pubblica». «Stanno cercando di importare qui il modello Lombardia – conclude Francesco Carta, di Medicina democratica – con una privatizzazione selvaggia dei servizi, a discapito della sanità pubblica e soprattutto, dei pazienti».

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