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estorsione 

Riti vudù contro il demonio, il santone sarà processato

Riti vudù contro il demonio, il santone sarà processato

ORISTANO. Ha provato a convincere il giudice che non avesse esercitato violenza per ottenere i soldi, ma non ha ottenuto ragioni. Sperava in una riqualificazione del reato da estorsione in truffa,...

10 giugno 2021
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ORISTANO. Ha provato a convincere il giudice che non avesse esercitato violenza per ottenere i soldi, ma non ha ottenuto ragioni. Sperava in una riqualificazione del reato da estorsione in truffa, invece al rito abbreviato che si celebrerà il 9 settembre dovrà rispondere del primo capo d’imputazione, lo stesso per cui era finito in carcere il 6 febbraio scorso. A fermare l’imputato, un trentenne senegalese, erano stati gli agenti della Squadra mobile, coinvolti dalla vittima di un meccanismo dal quale non riusciva più a liberarsi.

Al presunto santone, capace di scacciare il malocchio e sedicente amico di altre persone in grado di svolgere riti vudù, si era rivolto dopo che ben cinque esorcisti della chiesa non erano riusciti nel tentativo di scacciare da lui il diavolo. Allora aveva pensato di rivolgersi a chi pensava avesse un rapporto speciale con gli spiriti maligni e così erano iniziate anche le richieste di denaro, perché per scacciare la sfortuna servivano soldi. Il santone aveva ricevuto una prima cifra di denaro, quindi, spiegando al suo pagatore che il tentativo non era andato a buon fine, aveva chiesto altri soldi. Poi altri ancora, sino ad arrivare a circa 100mila euro. Cifra notevole che doveva servire prima per comporre i fluidi contro il demonio, quindi per dare la caccia agli animali della savana. Oranghi, cammelli e iene dovevano essere sacrificati per garantire un buon esito ai riti propiziatori.

Una volta che la vittima si accorse di essere finita in un raggiro, sarebbe stata anche minacciata affinché proseguisse nei pagamenti. Proprio qui troverebbe fondamento il reato di estorsione che viene contestata al trentenne senegalese dal pubblico ministero Andrea Chelo. L’avvocato difensore Pier Luigi Meloni ha invece sostenuto che non ci fosse una predominanza fisica, per cui il tutto si sarebbe dovuto ridimensionare a una truffa, per la quale era pronto a patteggiare. La giudice per le udienze preliminari Silvia Palmas ha però respinto l’istanza. Si va quindi a processo. (e.carta)

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