La Nuova Sardegna

Oristano

Abusi e maltrattamenti, chiesti 6 anni

di Enrico Carta
Abusi e maltrattamenti, chiesti 6 anni

Sotto accusa un trentenne che avrebbe tentato di violentare la moglie che voleva interrompere la relazione

07 luglio 2021
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ORISTANO. Pensava fosse amore, si ritrovò a denunciare il marito. La decisione di separarsi avrebbe poi ulteriormente fatto precipitare la situazione e così si è arrivati al processo. La sentenza arriverà il 20 luglio e in queste due settimane l’imputato sa che rischia una condanna pesante. Ieri il pubblico ministero Silvia Mascia ha infatti sollecitato sei anni per il trentenne accusato di una doppia violenza sessuale e di maltrattamenti in famiglia. Tutto inizia tra le mura domestiche di una casa di Oristano e tutto si sarebbe consumato proprio all’interno di quelle stanze, dove la coppia viveva assieme ai parenti del marito.

Per qualche tempo sembrava un paradiso. La coppia accoglie la nascita di due figli, ne ha con sé un terzo che la signora aveva avuto da una precedente relazione e tutto procede senza apparenti problemi. Poi però qualcosa cambia: forse per la presenza degli altri familiari quella casa diventa troppo piccola, qualcosa si inceppa anche nei sentimenti e così, secondo la ricostruzione dell’accusa e dell’avvocato di parte civile Marco Usai che tutela la donna, sarebbero iniziate le vessazioni. Sono le parole prima di tutto a ferire la moglie a cui viene rinfacciato il fatto di non avere un lavoro e quindi di essere mantenuta dallo stipendio del marito.

Quando poi la signora inizia una nuova relazione, l’imputato non si sarebbe più trattenuto. Egli stesso in aula ha dichiarato di aver tirato uno schiaffo alla moglie, negando però i maltrattamenti continui. Secondo l’accusa, invece, gli episodi di rabbia e le scenate si sarebbero moltiplicate, tanto da richiamare più volte l’attenzione degli altri inquilini della casa. Le offese si sarebbero moltiplicate, ma l’apice lo si sarebbe toccato quando il marito avrebbe provato per due volte ad avere dei rapporti sessuali con la donna che però ormai lo respingeva – in un’occasione nella stessa stanza in cui dormiva la figlioletta di tre anni –. La donna sarebbe riuscita a evitare che la violenza si consumasse, ma ciò non basta invece per evitare la richiesta di condanna anche per abusi sessuali.

Diverso è il parere della difesa. L’avvocatessa Gabriella Aru ha ribaltato il quadro accusatorio, spiegando che la signora avrebbe sempre goduto della massima libertà personale: poteva uscire di casa senza limiti di orari. Ciò di cui si lamentava era la presenza degli altri familiari in casa. Quando poi iniziò la nuova relazione, quella di denunciare i maltrattamenti e le successive violenze sessuali sarebbe stata la strada per riuscire a troncare quel rapporto. La sentenza dirà dove sta la verità.

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