La Nuova Sardegna

Oristano

la denuncia 

«L’Assl non ha trasmesso i dati, mia madre è senza green pass»

«L’Assl non ha trasmesso i dati, mia madre è senza green pass»

ORISTANO. Succede che diventi un’odissea avere il green pass e, ancora una volta, l’errore sembrerebbe essere dell’Assl. C’è una paziente di Abbasanta, un’anziana che qualche mese fa è stata...

14 agosto 2021
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ORISTANO. Succede che diventi un’odissea avere il green pass e, ancora una volta, l’errore sembrerebbe essere dell’Assl. C’è una paziente di Abbasanta, un’anziana che qualche mese fa è stata contagiata assieme al marito che nel frattempo è deceduto proprio per gli effetti del covid, che oggi si ritrova a dover affrontare l’ennesima storia di ordinario disservizio. A raccontare questa vicenda è il figlio Emiliano Porcu che ha inviato una lettera all’Assl stessa e non è certo una lettera di ringraziamenti. Bisogna tornare indietro sino al 19 maggio, momento in cui alla signora viene confermata la negativizzazione. Da quel momento, secondo le disposizioni sanitarie, deve attendere tre mesi prima di poter avere la propria dose di vaccino. Nel frattempo avrebbe diritto al green pass per sei mesi, ma avere il lasciapassare sembra un’impresa impossibile. «Abbiamo contattato l’Assl – spiega il figlio Emiliano Porcu – e ci è stato risposto che l’Azienda non ha comunicato al servizio sanitario nazionale i nomi di chi si è negativizzato. Mia madre attende di poter fare il vaccino, che non può essere inoculato prima di tre mesi dalla negativizzazione, e nel frattempo ha diritto al green pass che invece non riesce ad avere».

È una situazione al limite dell’assurdo e viene da chiedersi se quanto sta capitando alla signora Giovanna Mele sia un caso isolato oppure riguardi tutti i pazienti colpiti dal virus nei sei mesi precedenti, così come lascerebbe intuire la risposta ricevuta dal figlio. La lettera di quest’ultimo all’Assl è assai pesante: «È possibile che abbiate un livello di disorganizzazione tanto disarmante? È stata un incubo tutta la trafila relativa alla malattia dei miei genitori. Non basta che non ci sia stato monitoraggio. Non basta che l'Usca, pur essendo stata attivata non si sia mai presentata a casa, che i miei genitori in piena sintomatologia grave abbiano dovuto fare quaranta chilometri di macchina e tre ore di fila all’aperto, al fredd do e in mezzo ad altre persone per il primo tampone per certificare la positività. Come unica terapia hanno ricevuto per diversi giorni solo Tachipirina. Se l’organizzazione fosse stata migliore, se ci fosse stato un monitoraggio, se avessero ricevuto una terapia adeguata, probabilmente potrei ancora abbracciare mio padre, morto non solo di covid, ma anche per colpa di un sistema che non funziona. Dopo un anno di pandemia, la disorganizzazione si trasforma in colpevole negligenza». (e.carta)

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