La Nuova Sardegna

Oristano

Tante carcasse di animali nelle aree colpite dal fuoco

Tante carcasse di animali nelle aree colpite dal fuoco

Nel Montiferru le associazioni venatorie riportano cibo, questa volta con i turisti I cinghiali tra le specie più colpite, alcuni mufloni si sono salvati

19 agosto 2021
2 MINUTI DI LETTURA





CUGLIERI. Lo avevano promesso e hanno manutenuto l’impegno. Ieri i cacciatori di una delle associazioni venatorie della Provincia sono tornati nei boschi del Montiferru devastati dal grande rogo di fine luglio per posare mangimi e taniche d’acqua a disposizione degli animali. E questa volta sono tornati con alcuni gruppi di turisti che da Ghilarza e dalla costa hanno raggiunto le montagne e le valli violate.

Erano questa volta in sette squadre, ognuna guidata da un esperto della zona. Ciascuno die volontari si era caricato in spalla uno zaino con diversi chili di mangime, poi sparso nelle zone dove generalmente gli animali selvatici vanno in cerca di cibo.

«Abbiamo raggiunto altri due versanti della montagna, riuscendo a distribuire altri quintali di mangime tra grano, orzo e piselli, in maniera che tutti gli animali trovassero cibo di loro gradimento», racconta Marco Efisio Pisanu, vicepresidente regionale dell’Associazione nazionale Libera Caccia, e referente della provincia di Oristano.

«Le adesioni continuano ad arrivare, sono tante che ci permetteranno di continuare anche nei prossimi giorni a portare cibo agli animali che altrimenti, rischiano di morire di fame», prosegue Pisanu. Durante il cammino, attraverso un territorio dall’aspetto spettrale, i soccorritori hanno trovato ancora tante carcasse di animali che non sono riusciti a mettersi in salvo.

Tra queste anche la carcassa di un enorme cinghiale, finito sul greto di un torrente, nelle cui acque sicuramente aveva cercato scampo dalle fiamme, se ci fossero state acque in questo periodo. Il torrente in secca invece ha trasformato il terreno in un braciere che ha “cotto” l’animale. Pisanu e gli altri volontari sono passati attraverso boschi rigogliosi, aree verdi, sentieri incantevoli ridotti a un massa indistinta color cenere. Ci vorranno, anni, decenni prima che la natura torni a vivere da queste parti e nasconda gli scheletri degli alberi anneriti.

«Abbiamo cercato animali feriti o rimasti intrappolati, per soccorrerli – prosegue – abbiamo finalmente trovato le tracce dei mufloni che sono riusciti a mettersi in salvo. Contrariamente ai cervi che siamo riusciti ad avvicinare, i mufloni sono molto timidi. Aver visto tracce fresche nei punti dove avevamo messo il fieno per sfamarli, è stato confortante».

Il lavoro dei volontari tuttavia, da solo non basta. L’ideale, spiega infatti Pisanu, sarebbe riuscire a portare delle rotoballe di foraggio nei punti più impervi. Ma in questo momento di emergenza roghi ogni messo è destinato allo spegnimento dei roghi. L’ideale sarebbe che arrivasse la pioggia, ma il tempo anche su questo fronte non sembra essere propizio.

In Primo Piano
L’intervista in tv

Alessandra Todde: «L’Italia non è il paese della felicità che racconta la premier Giorgia Meloni»

Le nostre iniziative