La Nuova Sardegna

Oristano

Guardia medica chiusa, «l’assessore ci ripensi»

di Enrico Carta
Guardia medica chiusa, «l’assessore ci ripensi»

Il sindaco di San Nicolò Arcidano chiede di riaprire l’ambulatorio di Uras: «Troppi pazienti su Terralba»

03 settembre 2021
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SAN NICOLÒ ARCIDANO. Le porte chiuse non piacciono. Ancor meno ora che la situazione dei servizi sanitari sta precipitando in tutta la provincia. Così la protesta non si placa e sembra solo alle prime battute la battaglia per evitare che la chiusura dell’ambulatorio della guardia medica diventi definitiva. Dal 1° settembre il medico di continuità assistenziale non è più in servizio all’ambulatorio di Uras che era quello di riferimento anche per San Nicolò Arcidano. I due centri, non certo piccoli, devono ora fare riferimento a Terralba e più che le distanze, tutto sommato limitate, sono altri aspetti a preoccupare, ad esempio il numero elevato di pazienti che dovrebbero essere gestiti da un unico medico.

Il sindaco Davide Fanari sceglie, per il momento, di percorrere le strade politiche in senso stretto. Il primo passo è quindi una lettera all’assessore regionale Mario Nieddu con una richiesta scontata ovvero quella di «adoperarsi, con tutti i mezzi e le risorse necessari, affinché tale servizio sia ripristinato al più presto». Sono le motivazioni di tale sollecito che però provano a cogliere nel segno, perché evidenziano quale sia il vero problema della scelte di chiudere l’ambulatorio di continuità assistenziale e di concentrare tutto su Terralba. «La mia richiesta – spiega Davide Fanari – è motivata dal fatto che, da ora in poi, i residenti dei Comuni di Arcidano e Uras dovranno recarsi al punto di continuità assistenziale di Terralba. Stiamo parlando di una cittadina di ben 10mila abitanti, a cui dobbiamo sommare i circa 3mila residenti di Uras e i circa 2.700 di San Nicolò d’Arcidano. Se facciamo i calcoli, ci rendiamo conto che un unico ambulatorio dovrebbe gestire le emergenze di circa 15.700 persone. Se aggiungiamo poi il periodo di emergenza sanitaria dovuta alla pandemia, mi pare inopportuno concentrare un numero elevato di eventuali pazienti in un unico ambulatorio. Al contrario è facilmente intuibile, che un solo presidio, non possa soddisfare le emergenze di tre comunità».

Non quindi i chilometri da percorrere stanno alla base delle contestazioni, ma proprio una veduta d’insieme. L’auspicio è che l’assessore e l’Ats compiano il passo indietro, ma non ci si fermerà alla lettera e alle speranze. «Nel frattempo saremo vigili e cercheremo di percorrere tutte le strade utili e possibili affinché un servizio essenziale non sia strappato al territorio», conclude il primo cittadino.

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