La Nuova Sardegna

Oristano

Medici precettati, arrivano i primi no

di Eleonora Caddeo
Medici precettati, arrivano i primi no

Lunedì altri medici dei reparti dovrebbero lavorare al pronto soccorso. Per la Assl c’è l’incognita del Tribunale

19 settembre 2021
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ORISTANO. Alla chiamata alle armi c'è chi dice no. Di fronte all'ordine di servizio inviato giovedì dal direttore sanitario dell'ospedale San Martino a tutti i direttori delle strutture con la richiesta di mettere a disposizione il personale per la turnazione in pronto soccorso, le prime risposte che arrivano dai medici dei reparti non sono affermative. E, snocciolate le motivazioni del rifiuto, più che di carenza di spirito professionale sarebbe più corretto parlare di ragionevoli posizioni. I primi a mettere per iscritto il rifiuto - secondo quanto confermano gli addetti ai lavori - sono stati i medici dell'ortopedia e i colleghi di chirurgia generale di Bosa.

I primi sottolineando come la loro specializzazione non sia equipollente né affine a quella delle medicina di emergenza urgenza per cui non possono farsi carico dei turni in pronto soccorso, anche in virtù di una responsabilità professionale per sé stessi e verso i pazienti. I medici della chirurgia generale di Bosa ragionano invece su basi matematiche. Sono solo quattro che effettivamente turnano nella struttura, per cui inviando una risorsa ad Oristano lascerebbero scoperto il proprio reparto. Verbalmente i no sono arrivati da altri reparti, sin dalla riunione preparatoria tenuta tra direzione sanitaria dell'ospedale e dirigenti. La turnazione straordinaria in pronto soccorso è iniziata venerdì. Il primo reparto coinvolto è stata la cardiologia, che già da giugno ha prestato il proprio servizio in pronto soccorso, spesso nella persona del primario.

Lunedì sarà la volta di ostetricia e ginecologia e anche in questo caso a mettersi a disposizione nel turno di dodici ore potrebbe essere il direttore facente funzioni. Giovedì sei ore di turno dovranno essere garantite dall'urologia, e anche in questo caso potrebbe essere il primario a mettersi a disposizione, e altre sei ore dall'ortopedia, il cui no sembra essere arrivato forte e chiaro. Già nel 2019 – spiegano alcuni professionisti – il tribunale di Oristano, con una sentenza, (la n.292) aveva parlato di non equipollenza delle specilizzazioni, e aveva cassato la disposizione della direzione sanitaria che, per necessità, chiamava i professionisti di medicina generale a coprire le notti della neuroriabilitazione. Cosa preveda la legge di fronte a questi casi sarà sicuramente in fase di verifica dalle figure competenti, a tutela di professionisti e utenti del servizio, quel che sembra essere certo è che, nonostante l'adunata scritta e inviata ai diciannove reparti più la direzione medica del presidio, per ora non c'è nessun obbligo effettivo per i medici. Secondo quanto previsto dal contratto un ordine di servizio per essere legittimo deve essere prima di tutto nominale, deve avere scritta una durata, cosa si va a fare e dove. E in questo caso l'ordine di servizio firmato dal direttore sanitario del San Martino ha come destinatari i direttori dei reparti, ai quali viene demandato di scegliere il personale per coprire i turni in pronto soccorso. A leggerla così sembrerebbe uno spostamento di responsabilità prima ancora che di personale, e i direttori dei reparti, forse dubbiosi sulla procedura, al momento non hanno firmato alcun ordine di servizio nominale, così come la direzione.

Come se non bastassero le criticità del San Martino, arrivano anche quelle nel territorio. A dare l’allarme è il segretario provinciale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), Alessandro Usai, insieme al presidente dell'Ordine dei medici provinciale, Antonio Sulis. Oltre alla crisi dei medici di base, con intere zone scoperte dal servizio, i due si pongono domande sui rischi dal punto di vista medico-legali che potrebbe comportare la chiamata dei medici da tutti i reparti per il pronto soccorso. «Norbello, Ula Tirso, Busachi e Ghilarza – si legge nella nota della Fimmg – circa 2200 cittadini, sono totalmente privi di assistenza del medico di famiglia per il pensionamento di un medico e l'assenza per malattia di un altro. Chiediamo che venga istituito un servizio diurno dì continuità assistenziale autorizzato per prestazioni anche non a carattere di urgenza per la popolazione attualmente priva del medico di famiglia».

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