La Nuova Sardegna

Oristano

«L’ha uccisa il marito, giusti i 24 anni»

di Enrico Carta
«L’ha uccisa il marito, giusti i 24 anni»

Chiesta in appello la conferma della condanna: Giovanni Perria è accusato di aver ammazzato la moglie Brigitte Pazdernik

09 ottobre 2021
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NARBOLIA. Tutto come prima. L’orologio del tempo sembra essere tornato indietro di qualche mese perché nell’aula della Corte d’assise d’appello va in scena il secondo atto processuale dell’omicidio di Brigitte Pazdernik. Ancora una volta, tra accusa e difesa, il solco è profondo e la distanza incolmabile. L’accusa chiede la conferma della condanna di primo grado, stabilita in 24 anni dalla Corte d’Assise di Cagliari il 2 novembre dello scorso anno, la difesa sollecita invece l’assoluzione. Nulla è cambiato rispetto al precedente grado di giudizio quando i giudici avevano dichiarato colpevole Giovanni Perria, il marito 78enne della vittima, morta per annegamento nel mare tra Torre del Pozzo e Is Arenas la sera del 10 ottobre 2018.

Per il procuratore generale Michele Incani a ucciderla è stato proprio lui che, dopo averla tramortita in seguito a un litigio, l’avrebbe caricata in macchina e poi spinta in mare. Il movente non cambia ed è da ricercarsi nella voglia di vendicare nel modo più violento possibile un tradimento avvenuto quando la coppia viveva in Germania. È lì che la moglie avrebbe avuto un rapporto con il fratello di Giovanni Perria, da cui poi sarebbe nata una delle figlie di Brigitte Pazdernik che però non sarebbe figlia di Giovanni Perria.

Anche stavolta l’accusa ha fatto un ritratto dell’imputato definendolo un uomo capace di imporre le proprie regole all’interno della famiglia, mentre la moglie sarebbe stata sottomessa a ogni suo volere. La procura generale ha ricostruito quel che sarebbe accaduto dentro la casa il 10 ottobre 2018: il litigio, le urla sentite dai vicini, la macchina che viene vista rientrare a casa durante la notte. Poi ci sono tutti gli elementi rilevati dalle indagini della Squadra mobile, come il contachilometri dell’auto bloccato togliendo un fusibile, la telecamera che riprende ogni spostamento della macchina che ha un vuoto di qualche ora, la benzina in più consumata nonostante il contachilometri non indicasse nuova strada percorsa. Anche la casa parla con troppi oggetti fuori posto, così come ha parlato, probabilmente troppo, anche Giovanni Perria che, ad esempio, raccontò di aver cenato con la moglie quella sera. Quando però il corpo fu ritrovato dopo qualche giorno in cui era stato trascinato dalle correnti, lo stomaco conteneva solo acqua ingerita durante l’annegamento e nessuna traccia di cibo.

Sui medesimi elementi elementi però la difesa affidata all’avvocato Antonello Spada pensa che si debba arrivare all’assoluzione: le testimonianze dei vicini sono confuse, l’analisi sul consumo della benzina è imprecisa, gli orari non tornano e nemmeno il luogo del delitto sarebbe lo stesso iindicato dai consulenti. Per ora ci si ferma, la sentenza sarà il 12 novembre.

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