La Nuova Sardegna

Oristano

L’indagine 

Parco Phoinix inutilizzato, ancora un no al sequestro

Parco Phoinix inutilizzato, ancora un no al sequestro

ORISTANO. Anche il collegio dice no. L’appello del pubblico ministero Armando Mammone viene rigettato e, per il momento, il sequestro degli accessi del parco con percorso naturalistico Phoinix, che...

09 ottobre 2021
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ORISTANO. Anche il collegio dice no. L’appello del pubblico ministero Armando Mammone viene rigettato e, per il momento, il sequestro degli accessi del parco con percorso naturalistico Phoinix, che unisce Torregrande a San Giovanni di Sinis, non s’ha da fare. Le giudici Carla Altieri, Elisa Marras e Serena Corrias hanno esaminato il caso esposto in aula dalle controparti giovedì mattina e ritenuto che non ci siano gli estremi per accogliere la misura cautelare richiesta dalla procura e già negata dalla giudice per le indagini preliminari Silvia Palmas, qualche settimana fa. Per conoscere il motivo per cui è stato rigettato l’appello del pubblico ministero bisognerà attendere perché le motivazioni non sono state ancora esplicitate.

Tutto resta quindi fermo alla situazione attuale, anche se appare scontato a questo punto un ricorso in Cassazione da parte della procura, fermamente convinta di essere nel giusto tanto da arrivare a indagare i presidenti delle cooperative dei pescatori che gestiscono le lagune di Mistras e Sa Mardini, Tonino Manca e Giuliano Cossu. A loro viene contestato il mancato rispetto dell’accordo e quindi l’inadempimento rispetto a quanto previsto dal contratto ovvero che avrebbero dovuto far transitare i visitatori, a piedi o in bicicletta, nelle aree normalmente destinate alle attività di pesca. I pescatori, assistiti dagli avvocati Christian Stara e Alessandro Enna, sostengono invece che un accordo non sia mai esistito, ma che quello che la procura ritiene tale fosse solo un preliminare di massima che conteneva indicazioni poi tutte da definire. Proprio per questo, per gran parte del tempo, i cancelli di accesso alle aree delle peschiere restano sbarrati e il percorso non è di fatto mai stato utilizzabile davvero.

Al di là dell’aspetto penale, che verrà accertato nelle sedi adeguate, resta quindi quello della spesa a molti zeri sia per allestire il percorso che per sistemare una serie di arredi. Soldi che per ora si sono persi nel nulla (e.carta)

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