La Nuova Sardegna

Oristano

Lo sviluppo dell’Omodeo limitato dall’inquinamento

di Maria Antonietta Cossu
Lo sviluppo dell’Omodeo limitato dall’inquinamento

Amministratori locali e categorie sociali cercano il rilancio col Contratto di Lago Sulle acque del sistema Tirso-Taloro incombe l’incognita ambientale

31 ottobre 2021
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SEDILO. Il primo nodo da sciogliere per dare impulso al processo di sviluppo che amministrazioni locali e portatori d’interesse intenderanno imperniare sullo sfruttamento razionale delle acque interne è quello di risolvere i problemi di inquinamento ambientale che si trascinano da decenni. Per pianificare il risanamento radicale dell’Omodeo, però, bisognerà partire dal reale stato di fatto del bacino imbrifero che solo un’indagine a 360 gradi sull’ecosistema e sulla caratterizzazione economica, sociale e culturale del territorio permetterà di ricostruire.

È la direzione indicata dal professor Nicola Sechi nell’incontro sul Contratto di Lago che si è tenuto ieri in paese su iniziativa delle Unioni del Guilcier e del Barigadu, gli enti promotori del progetto. L’esperto del Dipartimento di Architettura di Sassari è anche uno dei maggiori conoscitori dell’invaso, che studiò per la prima volta nel 1976: «Già allora presentava degli aspetti critici. I dati di cui disponiamo sono molto vecchi e per capire la portata e la natura dei problemi bisogna considerare tutto ciò che c’è a monte del lago».

Al centro del ragionamento c’è l’attività antropica che si sviluppa attorno al sistema idrografico di riferimento, Tirso-Omodeo-Taloro, e che va dall’allevamento e dall’agricoltura agli scarichi industriali e urbani. Sui modelli di sviluppo non compatibili con la rigenerazione ambientale sarà doveroso, ha insistito il docente universitario, cominciare a operare un cambiamento: «Molti anni fa si era stimato che dal territorio arrivassero 100 tonnellate di fosforo all’anno contro le 15 che l’Omodeo poteva tollerare, oggi forse ne potrebbe sopportare 20, ma le stime andrebbero aggiornate. La qualità delle acque è pessima e perché il lago recuperi saranno necessari molti anni. Tuttavia si deve iniziare, è un dovere ineludibile», ha avvertito Nicola Sechi.

All’incontro, seguito dai presidenti delle Unioni, da sindaci, rappresentanti della Provincia, prefetto, progettisti, imprenditori e cittadini, ha pesato l’assenza di Abbanoa, Enel e Demanio dello Stato. «Dovrebbero partecipare a questo processo», ha rimarcato il sindaco Salvatore Pes insistendo sulla necessità di perseguire prioritariamente l’obiettivo di raggiungere una buona qualità delle acque: «Il Contratto ha una valenza enorme per il nostro territorio, ma perché sia volano di sviluppo, questo deve andare a braccetto con ambiente e paesaggio».

Per l’Alto Oristanese, l’Omodeo è stata una promessa mancata e la sensazione è che questa sia l’ultima occasione per imprimere l’agognata svolta. Lo ha riconosciuto anche l’assessore regionale agli enti locali Quirico Sanna: «Per anni si è discusso di progetti e di idee, ma a fatti siamo a zero. Bisogna creare occasioni di lavoro e un modo per farlo può essere quello di destagionalizzare il turismo intercettando fette di mercato. Occorre però investire in strutture e servizi, mettere a sistema le risorse e chiudere finalmente la filiera corta attraverso la trasformazione e la vendita dei nostri prodotti», ha detto Sanna parlando in via ipotetica di idroscali, nautica e golf, ma anche di realtà consolidate come il termalismo, il sistema dei beni culturali e il settore agroalimentare. «A differenza del passato – ha concluso l’assessore regionale – abbiamo prospettive di mercato e di investimenti. Da questo punto di vista il Pnrr costituisce un’occasione storica, un treno che il territorio non deve perdere».

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