La Nuova Sardegna

Oristano

«Casa distrutta dal fuoco, ma gli aiuti non arrivano»

di Piero Marongiu
«Casa distrutta dal fuoco, ma gli aiuti non arrivano»

La storia di Giorgio Loi, 80enne ex ristoratore, è emblematica della situazione che sta vivendo il Montiferru devastato dal rogo dello scorso luglio

05 novembre 2021
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CUGLIERI. Intorno a quello che fino a tre anni fa era uno dei ristoranti più frequentati della costa oristanese, oggi si vedono soltanto alberi scheletrici, macchia mediterranea bruciata e terra annerita dal fuoco del luglio scorso: tutto inghiottito dalla voracità delle fiamme che si sono arrestate soltanto davanti al mare, nella marina di Tresnuraghes. Nel piazzale della struttura non si sente più il profumo della cucina, ma l’odore acre della vegetazione bruciata. Un odore forte, pervasivo, fastidioso da respirare.

Giorgio Loi, 80 anni e una vita di lavoro alle spalle, è il proprietario di Sa Perda Longa, edificata in un’area di circa cinque ettari ricca di mirto, oleastro, lentisco e macchia mediterranea. Guarda la sua casa e la campagna circostante con la tristezza di chi ha visto andare in fumo nel volgere di pochi istanti quello che aveva acquistato, con sua moglie Pina, al prezzo di tanti sacrifici e rinunce. Il suo è uno sguardo incredulo, non rassegnato, e i suoi occhi esprimono dignità. Ma non nascondono il danno enorme che, suo malgrado, ha subito senza averlo provocato e senza aver potuto far nulla per evitarlo.

Le fiamme hanno causato danni strutturali all’immobile, circa 450 metri quadri, agli infissi, agli impianti idrici e elettrici, al tetto. Giorgio Loi e la moglie Pina, affetta da patologie gravi che la costringono da qualche anno alla sedia a rotelle, non chiedono elemosine ma soltanto un aiuto che consenta loro di ricostruire quello che il fuoco ha distrutto. I segni della devastazione subita sono dappertutto. Nel piazzale ci sono gli scheletri delle imbarcazioni coi carrelli e i motori, i resti di un’auto, di una roulotte e delle attrezzature utilizzate «Per tenere in ordine il posto», dice.

Dentro i segni delle fiamme sono ben visibili sulle travi annerite, nelle finestre, i cui vetri sono esplosi, negli infissi, nei condizionatori, nell’impianto elettrico interamente da rifare. Delle finestre, in pvc, è rimasta intatta solo la parte interna. Il resto si è stato completamente sciolto dal calore. «Non chiediamo elemosine – ribadisce Giorgio Loi – ma da soli non ce la facciamo a fronteggiare le spese necessarie per ripristinare quanto è stato distrutto dal fuoco». A dire il vero un aiuto Loi lo ha ricevuto, dal Comune di Cuglieri: due assegni. Uno da 4mila euro e uno, a saldo, di mille euro. Una goccia a fronte del danno economico subito, che dalle prime stime ammonta a oltre 200mila euro. «È una cifra ben al di sopra delle nostre possibilità – spiega –. Gli interventi effettuati finora, quelli più urgenti in vista dell’inverno, li stiamo pagando con l’accreditamento delle nostre pensioni. Tolte le spese per i materiali e per la mano d’opera, per vivere rimangono poche centinaia di euro. Parte dei quali se ne vanno per l’acquisto dei farmaci necessari a mia moglie».

Nei giorni immediatamente successivi all’incendio c’è stata una gara di solidarietà che ha contribuito ad alleviare le difficoltà contingenti. Al Comune sono arrivate donazioni in denaro, materiali per la ricostruzione delle aziende e foraggio per il bestiame. «Come verranno impiegati quei soldi? – si chiede Loi – Per il ripristino dell’agibilità e la messa in sicurezza delle abitazioni private era stato stabilito un importo di poco superiore a 39mila euro. Perché ne sono arrivati 5 mila soltanto?». Della sua situazione ha informato anche il presidente della Regione Christian Solinas, quello del consiglio Regionale Michele Pais e il direttore regionale della protezione civile. «Ha risposto solo Pais – conclude Giorgio Loi –. Almeno lui ha letto il mio scritto».

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