La Nuova Sardegna

Oristano

Sottopasso, lavori fermi da cinque anni

di Michela Cuccu
Sottopasso, lavori fermi da cinque anni

Cantiere sequestrato dalla Procura per presenza di amianto: da allora nulla è stato fatto. La protesta delle associazioni

11 novembre 2021
2 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. Lungo la strada statale 388 tra Oristano e Simaxis, c’è un cantiere fermo da sei anni. È quello del cavalcaferrovia, appaltato per 5 milioni di euro da Rete Ferroviaria Italiana e posto sotto sequestro dalla procura della Repubblica del Tribunale di Oristano nel 2016. Durante i lavori di sbancamento per realizzare i piloni di cemento armato, venne infatti alla luce una enorme discarica abusiva, dove c’era un po’ di tutto, dai fusti di carburante alle carcasse d’auto, ma soprattutto, detriti di cemento amianto. L’Associazione ex esposti amianto prova a rompere il silenzio piombato su una vicenda che la stessa Areas denunciò all’autorità giudiziaria ben due volte: la prima con un esposto presentato ai carabinieri di Simaxis nel 1996, la seconda nel 2016, subito dopo il sequestro dell’intero cantiere: «Tutte le istituzioni e amministrazioni locali erano a conoscenza grazie alla nostra denuncia datata 1995 depositata al comando carabinieri di Simaxis che si era in presenza di un progetto totalmente erratto – scrive il presidente di Areas, Giampaolo Lilliu – Purtroppo sulla vicenda e calato un silenzio assordante, temo con tante complicità che non è compito nostro eventalmente accertare. Possiamo però denunciare ancora una volta lo spreco di soldi pubblici a scapito dei cittadini». Sono pesantissime le accuse lanciate dall’Associazione ex esposti amianto e parla di «omertà di vari enti, amministrazioni e società nello specifico Rete ferroviaria italiana, che si avvalgono erroneamente del diritto di non rispondere del loro operato che in alcuni casi, rasenta sistemi e comportamenti legati a una possibile forma di illegalità diffusa nelle opere pubbliche». Accuse pesanti: «Altrimenti non si spiega perchè dopo tutto questo tempo non si è saputo nulla, nemmeno a che punto sia arrivata l’inchiesta. «Il Procuratore capo, Ezio Domenico Basso è andato a lavorare nella Penisola, lasciando fra le inchieste in attesa di risposta anche il nostro esposto depositato nel 2016», dice Lilliu che annuncia di voler riaprire la vertenza su questo caso, «chiedendo agli enti e amministrazioni interessate in questa vicenda di rendere pubbliche tutte le iniziative svolte, ognuna per il proprio ruolo al fine di garantire i cittadini che hanno il diritto di conoscere. Chiediamo di sapere cosa ne sia stato del finanziamento dell’opera, quanto costa il fermo cantiere e quanto costerà terminare i lavori. Naturalmente vogliamo sapere se e come l’area si stata bonificata». Infine, sull’inchiesta Areas chiede: «se siano state individuate responsabilità progettuali e di esecuzione dei lavori tenuto conto che l'opera del cavalcaferrovia si basa su una ex cava riempita di inerti di ogni genere, in particolare amianto».



In Primo Piano
L’inchiesta

Appalti per lo smaltimento di rifiuti, indagati tre pubblici ufficiali: perquisizioni anche a Sassari

Le nostre iniziative