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Oristano: no vax sospesa dal lavoro, per il giudice va reintegrata

Enrico Carta
Oristano: no vax sospesa dal lavoro, per il giudice va reintegrata

Per il tribunale è illegittimo l’allontanamento della dipendente Assl. «È una videoterminalista: non fa parte dell’elenco per cui è imposto l’obbligo». Dovrà fare il tampone ogni due giorni

12 novembre 2021
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ORISTANO. Lavora per l’Assl e non è vaccinata, ma la sospensione dal lavoro scattata a settembre non è legittima. Non lo è per il giudice della sezione Lavoro del tribunale di Oristano, Salvatore Carboni, che ha accolto, dopo qualche settimana di valutazioni, il ricorso di una dipendente del settore amministrativo dell’Azienda sanitaria. Nelle nove pagine in cui sono contenute le motivazioni del provvedimento, pone poi dei paletti ben precisi entro i quali si deve considerare valida la determinazione del commissario dell’Ats Massimo Temussi firmata il 10 settembre scorso. Con quell’atto, aveva imposto l’obbligo vaccinale per tutte le professioni sanitarie, pena la sospensione immediata dal lavoro e dello stipendio per chi non avesse adempiuto. È il caso dell’addetta al videoterminale che ha vinto il primo e, per ora, unico round contro l’Ats. Il popolo dei no vax o dei negazionisti o dei complottisti starà esultando, ma la premessa del giudice è tutt’altro che favorevole a loro e le motivazioni con cui ordina l’annullamento della sospensione dal lavoro sono strettamente legate al diritto e alle norme che regolano i rapporti tra datore di lavoro e dipendente.

Prima ancora di addentrarsi nel cuore della materia e spiegare il perché della sua decisione, il giudice chiarisce: «È estranea, alla presente controversia, ogni considerazione in merito alla sicurezza ed efficacia dei vaccini approntati contro il SARS-COV2, il cui effetto positivo nel contrasto alla pandemia da COVID-19 risulta ampiamente documentato nella letteratura scientifica, così come nei dati statistici sull’evoluzione della pandemia, essendo, per contro, ampiamente prive di ogni fondamento le posizioni contrarie alla vaccinazione, fondate in larga misura su informazioni e considerazioni prive di valore scientifico. Nondimeno, le argomentazioni giuridiche che verranno espresse nel prosieguo dell’ordinanza sono del tutto indipendenti da tali tematiche, e si è ritenuto necessario precisarlo al fine di evitare un’indebita strumentalizzazione delle considerazioni che seguono».

Poi si addentra nelle ragioni giuridiche che l’hanno spinto ad accogliere il ricorso presentato dall’avvocatessa Caterina Cabiddu per conto della dipendente e a respingere le motivazioni dell’Ats-Assl di Oristano, rappresentata dall’avvocato Salvatorangelo Miscali. Il punto chiave è la definizione di «professioni sanitarie e di operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, nelle parafarmacie e negli studi professionali». L’elenco è lungo, ma in queste categorie, le sole a cui l’obbligo vaccinale è imposto per legge – le altre hanno esclusivamente l’obbligo della certificazione verde che si può ottenere tramite il solo tampone molecolare – non rientrano i dipendenti delle Assl che svolgono mansioni amministrative. La dipendente svolge le mansioni di videoterminalista e quindi non fa parte di coloro cui l’obbligo vaccinale è imposto. Spiega il giudice che, al pari di tante altre categorie di lavoratori, sarà sufficiente che si sottoponga al tampone e ottenga di volta in volta la certificazione verde. Può dunque rientrare con in servizio e riprendere a provvedere al mantenimento dei figli, la cui unica fonte di reddito è proprio la madre. Proprio per quest’ultimo motivo, attendere l’esito della controversia giudiziaria sarebbe troppo lungo e la signora non può restare senza stipendio per un paio di anni. Così il provvedimento dell’Ats è immediatamente annullato.

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