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Oristano, assunzioni pilotate all'Asl: «Così hanno truccato quel concorso»

di Enrico Carta
Oristano, assunzioni pilotate all'Asl: «Così hanno truccato quel concorso»

Il testimone: «Le candidate favorite conoscevano in anticipo i quiz e il dottor Succu firmava di lato solo i loro compiti»

19 novembre 2021
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ORISTANO. Il “file numero 1” era quello giusto, quello da portare al concorso. E anche i nomi delle vincitrici dovevano essere quelli giusti, tanto che, su 123 aspiranti al posto di lavoro, a finire nelle prime piazze della graduatoria furono le sei ostetriche che già lavoravano sotto la guida del primario di Ostetricia e ginecologia nonché responsabile del blocco operatorio del San Martino: nel 2016, periodo in cui si svolse il concorso, era il dottor Antonio Onorato Succu, principale imputato del processo scaturito dall’inchiesta Ippocrate, che avrebbe fatto luce su un sistema di corruzione con cui sarebbero stati gestiti i concorsi, le promozioni interne e le assunzioni interinali all’Assl di Oristano, quando era guidata da alcuni dei principali esponenti regionali del Partito dei Sardi.

Antonio Onorato Succu, allora, si divideva tra il suo ruolo di sindaco di Macomer, di cui è ancora oggi primo cittadino, e le corsie dell’ospedale. Sua fu la mano che firmò le buste che 98 di quei 123 concorrenti presentarono alla commissione che li doveva giudicare al termine della prova scritta. È un dettaglio non secondario su cui si è soffermato il luogotenente Alessandro Enna, ufficiale di polizia giudiziaria del nucleo di polizia economico finanziaria del comando provinciale della Guardia di Finanza nella testimonianza che ha reso rispondendo alle domande dei pubblici ministeri Armano Mammone e Marco De Crescenzo.

Di quelle 98 buste che contenevano i compiti, ben 92 furono firmate al centro. Appena 6 furono firmate di lato ed erano proprio quelle delle persone che poi vinsero il concorso e, in tempi differenti, furono assunte all’Assl di Oristano. Coincidenze? Per l’accusa no. Erano infatti anche quelle persone che già avevano lavorato con assunzioni a termine fianco a fianco col dottor Succu, quelle che i pubblici ministeri considerano vicine o già tesserate per il Partito dei Sardi.

In precedenza il testimone aveva fatto riferimento alla perquisizione del 15 luglio 2017, quando la Guardia di Finanza entrò in ospedale e a casa di Salvatore Manai, ex capo degli infermieri del blocco operatorio per la Procura il vero responsabile provinciale del PdS. Quel giorno vennero sequestrati computer dal suo ufficio e da lì sarebbero emersi i primi riscontri – ad esempio dallo scambio di mail con la dottoressa Francesca Milano che lavorava a sua volta al San Martino – che potevano dare conferma agli esposti raccolti. Nei computer erano presenti i file con i quiz da sottoporre alle partecipanti del concorso e tutte le risposte evidenziate erano quelle esatte, quelle che le favorite avrebbero dovuto tenere a mente per ottenere il punteggio più alto possibile.

A tal proposito, il testimone ha spiegato che già al termine delle prime due prove, il distacco tra le 6 e gli altri 92 concorrenti era ormai incolmabile. Mentre loro prendevano quasi sempre il massimo, gli altri a distanza.

L’incastro definitivo gli inquirenti sono convinti di averlo trovato poi nei computer delle stesse concorrenti o in alcune chiavette usb, in cui erano stati scaricati proprio i file con i quiz già predisposti per l’esame, prima che questo, e con le risposte esatte evidenziate.

Poche sono state le domande degli avvocati difensori in questo frangente, la maggior parte per verificare se davvero ci fosse corrispondenza tra le assunzioni e l’acquisizione delle tessere del Partito dei Sardi da parte delle assunte e per capire esattamente in che periodo le assunzioni furono fatte e su richiesta di chi. Fu l’Assl a sollecitare le assunzioni oppure l’Assl rispose a esigenze che venivano dalla Regione? Elementi da approfondire, magari sin dalla prossima udienza fissata per il 13 gennaio.

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