La Nuova Sardegna

Oristano

Rabbia nel deserto dell’assistenza

Rabbia nel deserto dell’assistenza

Migliaia rimasti senza medico, nel Barigadu la situazione più grave. Ignorati gli appelli a Regione e Ats

20 novembre 2021
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ORISTANO. È un’emorragia inarrestabile quella che sta colpendo la rete della medicina territoriale. Negli ultimi anni è aumentato in maniera esponenziale il numero dei comuni totalmente sguarniti del servizio di assistenza primaria e il problema non è affatto in remissione. Emblematico il caso di quattro centri del Barigadu, che con l'unico medico titolare prossimo al pensionamento si ritroveranno senza un solo ambulatorio aperto. Con questa condizione dovranno presto fare i conti centinaia di pazienti distribuiti tra Neoneli, Ardauli, Sorradile e Nughedu Santa Vittoria. Ma sono altrettanto numerosi quelli costretti già da tempo a rivolgersi altrove per ricevere assistenza. A giorni la dottoressa che si divide fra i paesi della zona lascerà la professione per raggiunti limiti di età e l'unica soluzione realistica sembra essere una redistribuzione degli utenti tra i medici in servizio in altre località. Inevitabili lo spaesamento e la rabbia dei residenti, di cui inutilmente si stanno facendo portavoce gli amministratori comunali. I sindaci sono mobilitati da mesi per sensibilizzare la politica e i vertici della sanità pubblica. Qualcuno di loro è anche disposto ad azioni eclatanti per richiamare alle rispettive responsabilità istituzioni e organi competenti. «Ho ricevuto dall'Ats rassicurazioni sul fatto che sarà effettuata una sostituzione temporanea a Neoneli, ma se ciò non dovesse accadere in tempi accettabili noleggerò diversi pullman per portare i miei compaesani a Cagliari, davanti alle sedi dell'assessorato e dell'Ats», ha annunciato Salvatore Cau. «Chi di dovere spiegherà personalmente a quanti reclamano il diritto alle cure perché non ricevono risposte adeguate. Politica e Ats trovino le soluzioni, non sono i sindaci le figure deputate a farlo». La situazione è complicata anche ad Ardauli. La comunità è reduce da due anni difficili, nei quali la partenza di due medici è coincisa con l'emergenza pandemica. Il congedo dell'ultima dottoressa in attività rischia di dare il colpo di grazia «Nel 2020 sono andati via due dei tre medici che esercitavano in paese e nonostante l'amministrazione si fosse mossa molto tempo prima per scongiurare i disagi e i problemi che ne sarebbero derivati, non ha mai ottenuto risposta», ha lamentato il sindaco Massimo Ibba. «Le sedi vacanti non sono state coperte e ora resterà sguarnita anche l'ultima. Per una popolazione prevalentemente anziana tutto questo è inaccettabile, non si può chiedere alle persone fragili di spostarsi per ricevere assistenza o qualunque altra prestazione sanitaria». Anche a Sorradile sono sul piede di guerra. Dieci giorni fa la giunta ha inoltrato all'Assl la richiesta di istituire in paese una guardia medica diurna che garantisse il servizio anche alle comunità limitrofe. Nessuna risposta. «I pazienti sono disperati, non sanno cosa fare», ha detto un furioso Pietro Arca «L'Ats usi il personale dell'Usca che al momento non è operativo, ma faccia qualcosa subito perché non sappiamo di che morte morire». Anche il collega di Nughedu e consigliere regionale, Francesco Mura, ha invocato l'arrivo delle guardie mediche. «L'assessore Nieddu ne autorizzi l'impiego in attesa che vengano coperte le sede vacanti», ha detto. «Purtroppo sono in sofferenza molti territori per la carenza di sanitari e l'assegnazione dei posti scoperti è soggetta a un iter lungo e complesso, subordinato a norme nazionali. E finora il governo ha respinto tutte le richieste di deroga della Regione» L'opzione guardie mediche suscita un dubbio: sarà possibile garantire, con le stesse risorse umane, l' assistenza notturna e diurna? Maria Antonietta Cossu

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