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Oristano, nuova vita per l’ex hotel: al Comune a costo zero

Oristano, nuova vita per l’ex hotel: al Comune a costo zero

L’albergo Ca.Ma al centro di un infinito contenzioso è stato dichiarato abusivo. I suoi appartamenti faranno parte del sistema pubblico dell’housing sociale

07 dicembre 2021
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ORISTANO. Per l’ex hotel Ca.Ma una nuova vita, a dispetto delle inchieste, dei procedimenti giudiziari e delle condanne. L’albergo negli ultimi vent'anni è stato al centro di numerosi confronti politici e di natura urbanistica nonché di inchieste giudiziarie e processi per abuso edilizio.

Ora il Comune ha intenzione di acquisirlo gratuitamente al proprio patrimonio per ospitare al suo interno alloggi destinati all'housing sociale. Lo può fare sulla base di una legge del 2001 riguardante gli edifici abusivi, che prevede che, in caso di mancata demolizione da parte del proprietario, l'ente locale abbia due alternative. Da un lato, demolire a proprie spese, per poi farsi risarcire dal proprietario. Dall'altro, dichiarare con un voto del Consiglio l'esistenza di prevalenti interessi pubblici, incamerare gratuitamente il bene e utilizzarlo per adempiere a quelle finalità, in questo caso alleviando il peso dell'emergenza abitativa in città. La proposta di delibera, proveniente dagli assessori all'Urbanistica Gianfranco Licheri e ai Servizi Sociali Carmen Murru, sarà discussa dalla commissione Urbanistica venerdì prossimo, ma gli elementi sono già noti. Prima di descriverli, però, è necessario ricostruire la storia dell'edificio, nato come albergo sul finire degli anni Ottanta a pochi passi dalla stazione ferroviaria, con lo scopo di ospitare i tifosi delle squadre di Italia '90 impegnate al Sant'Elia. Proprio per questa utilità pubblica, era stata concessa una deroga ai limiti delle altezze previsti nell'area, ancora molto stringenti, come dimostra il caso a poche centinaia di metri di distanza dell'housing sociale di via Lepanto bocciato dal Tar pochi giorni fa. Nei primi anni Duemila i vecchi proprietari chiudono la struttura e la vendono, secondo le cronache dell'epoca a una cifra pari a circa un miliardo e mezzo di lire, all'imprenditore edile Giovanni Lochi, che progetta di realizzarvi piccoli appartamenti.

Ed ecco il primo intoppo, il progetto rallenta perché la deroga alle altezze era vincolata alla destinazione d'uso alberghiera, e non poteva essere applicata, secondo molti in Comune, ad una struttura residenziale. Gli anni passano, alla fine, dopo vari stop e aspri confronti politici in Consiglio comunale, il progetto riceve il via libera dell'ente locale, nonostante il parere contrario della Regione. Tutto grazie a una delibera che stabilisce in vent'anni il limite massimo di esistenza del vincolo relativo alla destinazione d'uso alberghiera. Viene svolto un restyling radicale e, attraverso il piano casa del 2009, si aggiungono altri due piani e l'edificio raggiunge i sei livelli, più il seminterrato. Entra in gioco la giustizia e i magistrati accolgono le contestazioni mosse dalla Procura: nel 2017 arriva la prima condanna per abuso edilizio, nel 2019 c'è la conferma a Cagliari in appello, con tanto di ordinanza di demolizione, che però non viene mai eseguita. Per il Comune è un bivio: radere al suolo il palazzo, privando la città di decine di appartamenti che potrebbero essere impiegati per sfoltire le liste d'attesa dell'edilizia residenziale agevolata, o incamerarlo sfruttando la legge del 2001. Si decide di scegliere la seconda strada e l'iter comincerà venerdì nella commissione presieduta da Fulvio Deriu e di cui fanno parte Carlo Cerrone, Efisio Sanna, Vincenzo Pecoraro e Danilo Atzeni. Il verdetto finale sarà quello del Consiglio comunale e, considerando la complessità della vicenda, c'è da attendersi ampie discussioni.

Davide Pinna

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