La Nuova Sardegna

Oristano

Da acquisire o da demolire è il destino dell’ex hotel

Da acquisire o da demolire è il destino dell’ex hotel

In consiglio maggioranza e opposizione si sono ritrovati concordi: Qualunque decisione creerà problemi. «Gli uffici diano più chiarimenti»

11 dicembre 2021
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ORISTANO. Si complica la vicenda dell'ex hotel Ca.Ma. oggetto ieri di una riunione delle commissioni Urbanistica e Servizi sociali. Fratelli d'Italia, in testa Fulvio Deriu, si è mostrata a dir poco tiepida sull'ipotesi di un'acquisizione da parte del Comune dell'edificio abusivo, fra dubbi sulle possibili ricadute sociali per chi ha acquistato un appartamento e sulle implicazioni finanziarie e giuridiche dell'acquisizione. Lo stesso assessore all'Urbanistica Gianfranco Licheri (Riformatori) ha riconosciuto che c'è bisogno di chiarire numerosi aspetti prima di andare avanti con l'iter e il capogruppo Pd Efisio Sanna ha contestato la scelta di portare in commissione una proposta di delibera che non sarebbe stata istruita a dovere. Perplesso anche il consigliere Udc Vincenzo Pecoraro. Più aperta la posizione della consigliera di minoranza, indipendente, Monica Masia, che ha invitato a valutare attentamente una possibile opportunità per il Comune.

L'idea, certamente molto sentita dall'ufficio tecnico ma che lascia perplessi tanti in maggioranza, è quella di acquisire gratuitamente al patrimonio del Comune l'edificio di sei piani abusivo di via Vittorio Veneto, per destinarlo all'edilizia residenziale agevolata.

L'abuso è stato confermato da una sentenza del 2019 della Corte di appello di Cagliari, ormai passata in giudicato, che ha disposto anche la demolizione dell'edificio entro sei mesi, cosa che però non è accaduta.

«Ci risulta che per sei appartamenti sia stata perfezionata la vendita e che siano molti altri quelli per cui è stato firmato un preliminare e sia magari stata versata una caparra» ha spiegato Fulvio Deriu. Quelli per cui non è stata effettuata una trascrizione sui registri immobiliari, e quindi teoricamente liberi, dovrebbero essere una ventina. Almeno sei acquirenti, magari in buona fede, rischiano dunque di perdere casa e soldi e Antonio Iatalese ha parlato di una possibile «bomba sociale».

L'acquisizione da parte del Comune renderebbe infatti nulli tutti gli atti precedenti, hanno spiegato i tecnici, ma poco cambierebbe dato che l'alternativa è la demolizione, disposta dai giudici due anni fa e ormai inevitabile, anche perché, laddove non provvedesse il Comune, potrebbe intervenire la Prefettura o la Procura. La cosa sorprendente è che questo fatto non era noto praticamente a nessuno in città. «Due mesi fa ho preso parte a un incontro con il proprietario e i suoi avvocati e gli esperti tecnici e legali del Comune – ha raccontato Licheri – e tutti pensavano che l'ordine di demolizione riguardasse solo il quarto e il quinto piano». Proprio in quella direzione si era mosso il Comune, quando aveva chiesto alla Procura Generale di Cagliari il via libera per l'acquisizione degli ultimi due piani. La doccia fredda è arrivata a novembre, quando i magistrati hanno spiegato che la sentenza considera abusivo tutto l'edificio, che quindi va interamente demolito. «L'idea di destinare una parte degli appartamenti all'housing sociale e un'altra all'edilizia popolare – ha spiegato Licheri – era legata proprio al tentativo di tutelare chi rischia di rimetterci soldi e casa». L'ipotesi, però, ha bisogno di trovare una formulazione giuridica inattaccabile, anche perché l'ultima parola sull'acquisizione del palazzo da parte del Comune spetta al giudice dell'esecuzione, chiamato a decidere sulla prevalenza fra l'interesse pubblico manifestato dal Comune per giustificare l'acquisizione e le esigenze di eseguire l'ordine di demolizione. La commissione è stata aggiornata a data da destinarsi, ma è chiaro che una scelta andrà fatta e le opzioni in campo sembrano essere solo due: demolizione o acquisizione.

Davide Pinna

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