La Nuova Sardegna

Oristano

Delitto del Lago, ultimo atto in Cassazione

Delitto del Lago, ultimo atto in Cassazione

Due dei tre maggiorenni ricorrono contro la condanna trent’anni per l’omicidio di Manuel Careddu

16 gennaio 2022
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GHILARZA. L’ultima parola sarà scritta il 9 marzo, quando la Corte di Cassazione emetterà il verdetto definitivo sul delitto del lago per Christian Fodde e Riccardo Carta. Per gli altri tre componenti del gruppo le vicende processuali si sono concluse con il giudizio di appello. A tre anni e mezzo dall’omicidio del diciottenne di Macomer, Manuel Careddu, solo due dei cinque imputati iniziali devono ancora conoscere l’ultimo capitolo processuale del fatto di cronaca più grave accaduto in provincia negli ultimi decenni. Era l’11 settembre 2018 quando il giovane fu attirato in una trappola e ucciso a colpi di pala e piccozza in un terreno sulle sponde dell’Omodeo, nel territorio comunale di Soddì. Il delitto fu commesso per chiudere una contesa nata per questioni legate a un debito di qualche centinaio di euro di droga non pagata, soldi che Manuel Careddu aveva chiesto di riscuotere.

Una microspia, collocata per una precedente indagine sull’auto usata dai ragazzi per portare il diciottenne nel luogo dell’esecuzione, rivelò ai carabinieri e al sostituto procuratore Andrea Chelo tutte le fasi dell’assassinio. Furono quelle intercettazioni a incastrare i cinque amici, quattro ragazzi di Ghilarza e una ragazza di Abbasanta. Erano i minorenni Cosmin Nita e Giada Campus – entrambi hanno intanto compiuto diciotto anni – che agirono assieme ai maggiorenni Matteo Satta, Christian Fodde, autore materiale dell’omicidio e Riccardo Carta, ora poco più che ventenni.

La storia processuale era iniziata nei mesi immediatamente successivi agli arresti, che scattarono a ottobre del 2018. Da quel momento è stato un rincorrersi di atti di indagine e di processi che hanno portato alle prime condanne definitive per i due minorenni. Già giudicati anche in appello, quando era stata confermata la pena di sedici anni comminata in primo grado, Cosmin Nita e Giada Campus avevano rinunciato all’ulteriore grado di giudizio in Cassazione. È la stessa scelta fatta ora dall’avvocato Antonello Spada, difensore di Matteo Satta, il ragazzo che non andò sul luogo del delitto perché rimase in paese a custodire i telefonini, così da non lasciare traccia del passaggio degli amici nel luogo del delitto. Fu decisa una pena di sedici anni e quattro e mesi in primo grado, confermata in appello e anche per lui, con la rinuncia alla Cassazione, è diventata definitiva.

Restano Christian Fodde e Riccardo Carta, coi loro trent’anni di carcere sulle spalle. Troppe cose per i loro legali non sono andate al posto giusto nei due gradi di giudizio precedenti e così, gli avvocati Aurelio Schintu per Fodde e Angelo Merlini per Carta provano a ottenere una riduzione di. Ancora una volta non ci saranno solo accusa e difesa a fronteggiarsi. All’udienza di Roma parteciperanno anche gli avvocati di parte civile Luciano Rubattu e Gian Francesco Piscitelli che rappresentano rispettivamente Fabiola Balardi, la madre di Manuel Careddu, e Corrado Careddu, padre del ragazzo ucciso. (e.carta)

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