La Nuova Sardegna

Oristano

Mamma Zita abbraccia la bara della figlia Daniela

di Paolo Camedda
Mamma Zita abbraccia la bara della figlia Daniela

Cabras, ieri mattina il funerale della donna uccisa sabato dal marito a Zeddiani La madre crolla al termine della funzione mentre la salma va verso il cimitero

10 febbraio 2022
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CABRAS. Daniela Cadeddu è la figlia ritrovata nel momento più triste, quello della morte. Nel giorno del lutto cittadino, ieri mattina, nella pieve di Santa Maria Assunta, si sono svolti i funerali della donna, assassinata sabato scorso a Zeddiani dal coniuge reo confesso Giorgio Meneghel. La funzione è stata concelebrata da quattro sacerdoti, il parroco di Cabras monsignor Giuseppe Sanna, il parroco di Zeddiani don Stefano Demontis, don Giulio Esu e monsignor Salvatore Ignazio Brai. Al rito hanno partecipato almeno duecento fedeli. C’erano naturalmente le autorità: il sindaco di Cabras Andrea Abis e tutta la sua amministrazione, ma anche il primo cittadino di Zeddiani Claudio Pinna e la sua giunta.

Il dolore per la perdita di Daniela e per il modo in cui è giunta la morte ha unito le due comunità. La bara, ai piedi dell'altare, era ricoperta di rose gialle e gerbere bianche. Daniela Cadeddu amava gli animali e la foto che la ricorda la ritrae mentre tiene in braccio un cagnolino. Nei primi banchi sedevano la madre Zita, la sorella Antonella, i fratelli Giorgio e Fabrizio e i nipoti. «Siamo tutti sconvolti, senza parole davanti al corpo martoriato e inerme di Daniela. Perché? – si chiede don Sanna in apertura dell’omelia –. Perché una vita distrutta, in un modo oltretutto così crudele?»

Le sue parole risuonano nel silenzio in cui è raccolta l’assemblea, senza ovviamente una risposta: «Solo la preghiera – prosegue il parroco di Cabras – può aiutarci in questo momento di grande prova. La morte di questa nostra sorella Daniela ci getta nello sconforto tremendo». Cita quindi Papa Francesco, che «l’anno scorso aveva invitato i cristiani a pregare per le donne vittime di violenza», e ricorda che proprio domenica si è celebrata la Giornata della vita: «Ogni vita, terminale o nascitura, va custodita. E la vita di Daniela non è stata custodita».

Invoca allora la misericordia del Signore perché allevi il dolore dei parenti stretti e in particolar modo della madre: «Invochiamo giustizia, ma Daniela non la riavremo indietro. Ci resta soltanto una sorella che abbiamo perso. E allora bisogna dare un messaggio di consolazione e di speranza. Ciò che oggi ci rovina la vita un giorno non ci sarà più».

Monsignor Sanna chiama tutti a «un impegno comune a custodire la vita e il rispetto reciproco», e conclude: «Impegniamoci tutti per far sì che cose simili non accadano mai più».

Mentre il coro parrocchiale intona il Deus ti salvet Maria, mamma Zita abbraccia la bara e, nel dolore della separazione terrena, piange e bacia più volte la foto di Daniela. Mentre il feretro è caricato sul carro funebre per il viaggio verso il cimitero, fortemente provata, ha bisogno di sedersi un momento fuori dalla chiesa. In cimitero, con accanto parenti e amici, ancora lacrime e gli ultimi saluti all’amata figlia.

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