La Nuova Sardegna

Oristano

L’arcivescovo: «Una via comune per ripartire»

di Mario Girau
L’arcivescovo: «Una via comune per ripartire»

Monsignor Carboni nel giorno di Sant’Archelao: «Scuola, famiglia e istituzioni lavorino assieme»

15 febbraio 2022
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ORISTANO. Giovani, famiglia e sanità sono le tre prime emergenze della città che richiedono immediati interventi da realizzare, «per una ripartenza comune, nel segno della collaborazione tra chiesa, scuola, famiglia, istituzioni civili e terzo settore». L’arcivescovo, padre Roberto Carboni, per la festa di Sant’Archelao, patrono di Oristano, ha puntato i riflettori sulla realtà locale. La prima emergenza sono i giovani, ogni giorno arrivano in città quasi 5mila studenti: «Faccio mia – ha detto Monsignor Carboni – la preoccupazione che mi è stata manifestata da molti docenti: grave è la condizione di giovani e giovanissimi, che frequentano la scuola in maniera discontinua, a causa delle restrizioni imposte dal perdurare della pandemia. Una situazione che, se penalizza tutti i ragazzi sotto il profilo della socializzazione, dell’immagine di sé e della realtà, della stessa formazione culturale, lascia indietro soprattutto quanti non possiedono adeguati strumenti informatici per stare al passo con i compagni di classe».

«Chi li aiuterà a recuperare questi anni sciupati? Chi li ascolterà? Chi si metterà in gioco per dare loro altre possibilità?», si domanda l’arcivescovo, che chiama chiesa, scuola, istituzioni civili, il volontariato, le famiglie, «a pensare un progetto comune o rischiamo di ritrovarci con una frattura antropologica seria, maturata in due anni di pandemia. Saranno i giovani stessi a indicare le strade per trovare, insieme a noi adulti, piste e risposte plausibili per la loro vita. Non sempre saranno i sentieri che noi avevamo pensato per loro, ma saranno i loro sentieri».

Secondo l’arcivescovo le famiglie sono spesso l’anello debole di questo possibile circolo virtuoso, perché portano il peso sempre più insostenibile di una responsabilità che molte di loro non riescono a gestire, o perché sono il collettore di problemi più grandi: mancanza di lavoro, aggravata dalla chiusura di molte attività, separazioni sempre più frequenti, con conseguente impoverimento, che spesso significa carenza abitativa, alimentare, educativa, come documentano Caritas, mensa della carità e associazioni di volontariato.

L’emergenza sanitaria è il terzo problema su cui padre Carboni richiama l’attenzione di fedeli e autorità: «Ormai da molti mesi numerose sono state le manifestazioni di protesta di cittadini e associazioni, anche con rappresentanti delle istituzioni, ma la situazione resta ancora gravissima». L’arcivescovo propone un cammino sinodale per affrontare le tre emergenze, «che ci veda impegnati, ognuno nel suo campo, ma insieme a tutti gli altri, a trovare soluzioni nuove e generose a problemi che toccano credenti e non credenti, laici e religiosi, cittadini e istituzioni. Sarà importante cogliere l’occasione offerta dal Pnrr, ma ancora più importante sarà promuovere una sinergia che possa durare al di là dell’emergenza e che diventi stile di convivenza ecclesiale e civile».

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