La Nuova Sardegna

Oristano

«Mi sono difeso, non volevo ucciderlo»

di Enrico Carta
«Mi sono difeso, non volevo ucciderlo»

La versione di Federico Sanna, in carcere per aver accoltellato il padre Bruno: «Era lui che mi stava aggredendo»

24 febbraio 2022
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ORISTANO. L’accusa è scritta negli atti giudiziari. È lì che si trovano le due parole chiave: tentato omicidio. Da ieri mattina, al termine dell’interrogatorio di garanzia di Federico Sanna, tra le carte dell’indagine ci sono però altre due parole: legittima difesa. Il 22enne, in carcere dalle primissime ore del mattino di lunedì, ha raccontato una storia diversa da quella che l’ha portato dietro le sbarre in una cella del carcere di Massama. Durante l’interrogatorio di garanzia, condotto dalla giudice per le indagini preliminari Silvia Palmas, il ragazzo ha spiegato che quella coltellata alla schiena, con cui domenica sera ha colpito il padre Bruno al termine di un alterco nella casa di via Sassari, è stato solo un tentativo di difendersi.

Assistito dall’avvocato Gianfranco Meloni, ha scelto di rilasciare spontanee dichiarazioni e l’ha fatto a lungo. Ha fornito un dettagliato resoconto con cui ha voluto ribaltare quanto sostengono gli inquirenti, le cui indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Andrea Chelo. Ha spiegato quanto già si sapeva ovvero che era seduto in cucina dove stava mangiando della carne e ha anche detto che quello di domenica scorsa non è stato un pomeriggio tranquillo. Nella casa al numero 89 di via Sassari, i toni erano stati sopra le righe per tutto il giorno e non era certo una novità: padre e figlio non andavano d’accordo, tanto che il ragazzo passava la maggior parte del tempo in casa della madre – i genitori erano separati –.

Secondo Federico Sanna, il padre 62enne avrebbe ripetutamente sollecitato la restituzione di soldi che tempo prima aveva dato al figlio. Era stato questo il motivo del dissapore andato avanti alquanto a lungo, ma che sembrava finito quando Federico Sanna si è seduto a tavola per cenare. Era solo e in quel momento, stando al suo racconto, il padre sarebbe entrato in cucina con fare minaccioso, facendo una mossa come per aggredirlo: «Mi sono sentito minacciato, ho temuto che mi potesse aggredire e allora mi sono difeso e l’ho colpito col coltello». Ha proseguito poi dicendo che non è stato un gesto volontario, ma una reazione immediata a una situazione che riteneva di pericolo e che, in quel momento, era convinto di colpire il padre con un pugno, non pensando che invece aveva con sé la lama che si sarebbe poi conficcata nella schiena lesionando il midollo spinale del padre che, da quel momento, non muove più le gambe.

È una versione diversa da quella che sostiene l’accusa ed è una versione che la giudice non ha comunque ritenuto sufficiente per una revoca della misura cautelare, così come richiesto dall’avvocato difensore. Nel pomeriggio di ieri è arrivata infatti la decisione: Federico Sanna resta in carcere.

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