La Nuova Sardegna

Oristano

Sanità flipper

Deve essere medicata dopo un incidente: per la paziente l'odissea del rimpallo tra Monserrato e Oristano

Giuseppe Centore
Deve essere medicata dopo un incidente: per la paziente l'odissea del rimpallo tra Monserrato e Oristano

Una donna racconta la sua storia: dopo l'intervento dal Policlinico l'hanno rinviata al San Martino e da qui di nuovo all'ospedale universitario cagliaritano

04 settembre 2022
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Oristano Al di là degli annunci, dei proclami, delle scuse e dei «faremo», la sanità sarda si presenta con le storie di ogni giorno. E molte di queste sono a dir poco incredibili, come se fossero sceneggiate dai maestri della commedia all’italiana. Solo che qui non c’è nulla da ridere. Il racconto di Rosa Valente, 67 anni, pensionata residente a Ruinas è esemplare. Vittima di un incidente stradale che le ha procurato una frattura scomposta al piede sinistro e escoriazioni in diverse parti del corpo, racconta una storia che ha dell’incredibile: «Ho subito un incidente in paese la mattina del 18 agosto. Mi hanno portata all’ospedale di Oristano e il giorno stesso sono stata trasportata in ambulanza al Policlinico di Monserrato, dove sono stata operata la sera stessa». E sin qui tutto normale, si fa per dire. L’assenza di anestesisti al San Martino ha reso lunghissima e insopportabile la lista d’attesa per l’ingresso in sala operatoria in Ortopedia. Nei giorni scorsi La Nuova aveva riportato la denuncia del Comitato per la Salute e poi l’ammissione dello stesso direttore generale dell’Asl Angelo Maria Serusi sui problemi e l’impegno a risolverli in tempi rapidi.

Da allora però non tutto ha funzionato secondo logica. «Sono stata ricoverata qualche giorno a Monserrato e poi sono stata dimessa. Al Policlinico mi hanno detto che le medicazioni, da farsi due volte a settimana, dovevano essere fatte a Oristano. Ho chiamato per prenotare, ma mi hanno detto che siccome ero stata operata a Monserrato dovevano tornare là. Così ho fatto, ma al Policlinico, dopo avermi medicato, mi hanno ripetuto che doveva essere la mia Asl a prendersi carico delle medicazioni; loro lo avrebbero fatto, ma a mio carico, dovendo fare oltre duecento chilometri ogni volta. A Oristano un’infermiera gentilissima mi ha visitato, ma per ultima dopo avermi fatto attendere la fine della fila. Due mattine fa sono stata costretta ad andare per l’ennesima volta a Monserrato e al rientro ho chiamato il reparto di Ortopedia, da dove un dottore mi ha detto che dovevo andare dove sono stata operata, perché loro sono sotto organico. Ma c’è un altro elemento che mi ha lasciato stupita. Il San Martino mi ha detto che non avendo la cartella clinica non potevano materialmente intervenire sulla ferita. Perché parlano di telemedicina se poi non sono in grado di condividere via internet una semplice cartella clinica? Non credo che tutto ciò sia colpa del post-covid, ma di una disorganizzazione profonda».

La signora ha ammesso di non avere alternative che cercare un medico o un infermiere privato e farsi medicare a casa. «A Monserrato sono stati gentili e mi hanno detto che posso andare là, ma che lo fanno come favore, perché non spetta a loro seguire i pazienti nel decorso post-operatorio». Martedì è prevista la prossima visita. In assenza di alternative pagherà di tasca un infermiere o dovrà farsi duecento chilometri per un controllo di pochi minuti.
 

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