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Truffa ed estorsione al prete, 50enne condannata anche in Appello

Enrico Carta
Truffa ed estorsione al prete, 50enne condannata anche in Appello

La pena da otto anni scende a 6 e 2 mesi

14 settembre 2022
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Oristano Gli otto anni di condanna in primo grado diminuiscono. Diventano sei anni e due mesi al processo di appello grazie alle attenuanti generiche concesse all'imputata, decisione che il procuratore generale Michele Incani aveva concordato con l'avvocatessa Federica Atzeni prima dell'udienza. Se la pena da scontare si abbassa, non cambia però tutta la ricostruzione della vicenda che ha visto coinvolta Mariella Ore, la 55enne di Bonarcado, colpevole di vari reati commessi ai danni di un sacerdote.

Mariella Ore aveva infatti orchestrato una truffa ai danni dell'esponente del clero dell'arcidiocesi di Oristano e, per rendere ancora più convincenti le sue richieste man mano che i dubbi della vittima crescevano, non aveva esitato a minacciare verbalmente e fisicamente il prete che, prima di decidersi a denunciarla, aveva già sborsato 375mila euro. I reati contestati erano cresciuti a loro volta come i soldi, tanto che Mariella Ore era finita a processo non solo per truffa, ma anche per estorsione sostituzione di persona e tentata rapina.

Secondo quanto ricostruito al processo, il raggiro era iniziato con una richiesta di denaro: qualche anno fa, Mariella Ore aveva spiegato al sacerdote di essere in possesso di un patrimonio di circa 4 milioni, a cui però non poteva accedere a causa del divorzio col marito. Per ottenere quei soldi avrebbe dovuto versare prima 175mila euro, cifra di cui non era però in possesso. Ecco che allora si rivolse al sacerdote al quale chiese un anticipo, promettendogli che poi gli avrebbe cointestato proprio quei 4 milioni. Quest'ultimo si sarebbe messo d’impegno per racimolare la somma, esponendosi in prima persona anche con amici, conoscenti e altri esponenti del clero, solo che, da quel momento in poi, sarebbe finito nella trappola di Mariella Ore, capace anche di spacciarsi al telefono per una dipendente di banca e usare la falsa identità per prospettare al sacerdote chissà quali guai nel caso in cui avesse interrotto i pagamenti.

Quando la morsa del raggiro si era fatta ormai troppo stretta, il prete decise di denunciare l'episodio ai carabinieri che avviarono immediate indagini. Ai riscontri di indagini classiche collegate alle testimonianze e al tracciamento dei soldi, si aggiunsero allora le immagini di alcune telecamere spia piazzate proprio per rendere palesi i comportamenti della signora che, in più di un'occasione, si presentò a casa del prete per intimidirlo e farsi così consegnare nuove somme di denaro che poi avrebbe speso in tempi rapidissimi alle slot machine.

Oggi, di quel patrimonio, a Mariella Ore, che dopo essere stata in carcere è ai domiciliari da qualche mese, non sarebbe infatti rimasto un solo centesimo proprio per i problemi di ludopatia. A ogni modo, la sentenza stabilisce anche che il sacerdote, che si è costituito parte civile assistito dall'avvocatessa Anna Maria Uras, debba essere risarcito dell'intera somma "prestata".

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