La Nuova Sardegna

Oristano

La Chiesa si scusa

Violenze subite in seminario, l’arcivescovo di Oristano chiede perdono a Padre Paolo

di Enrico Carta

	Padre Paolo Contini parroco di Ghilarza Abbasanta e Norbello ha denunciato gli abusi subiti 36 anni fa
Padre Paolo Contini parroco di Ghilarza Abbasanta e Norbello ha denunciato gli abusi subiti 36 anni fa

Monsignor Carboni ha porto le scuse del clero al sacerdote che ha denunciato gli episodi di 36 anni fa. L’abbraccio durante la celebrazione delle cresime a Ghilarza, Abbasanta e Norbello

04 giugno 2023
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Ghilarza Finisce con l’applauso dei fedeli che riempivano la chiesa di Ghilarza ed è il segno della comunità che si unisce alle sue guide spirituali coinvolte in vicende quanto mai terrene. A Norbello, Abbasante e Ghilarza, durante la celebrazione delle cresime, l’arcivescovo Roberto Carboni ha chiesto scusa a nome di tutta la Chiesa a Padre Paolo Contini, il sacerdote che ha recentemente denunciato le violenze sessuali subite 36 anni fa durante la sua esperienza in seminario. Scuse che Padre Paolo ha accolto rispondendo all’arcivescovo nelle battute finali della funzione religiosa. È il segnale del cammino di verità che la chiesa ha deciso di intraprendere a livello mondiale su vicende che, per tanto tempo, sono state invece taciute.

«Dobbiamo con verità riconoscere i nostri limiti – ha detto Monsignor Carboni – e io sento importante in questo contesto chiedere perdono con sincerità al Signore, voglio chiedere perdono a Padre Paolo per non essere stato vicino in modo deciso e attento nel difficile momento che ha vissuto in queste settimane, quando ha denunciato gli abusi. È la vittima e merita tutta la mia e la nostra attenzione, il sostengo, la vicinanza e la solidarietà, perché anche nella nostra chiesa diocesana si possa consolidare una cultura di ascolto e di rispetto di tutte le vittime degli abusi di qualsiasi genere».

Padre Paolo ha accolto il pensiero della guida spirituale dell’arcidiocesi arborense e, al termine della funzione, prima di essere travolto da un applauso interminabile dei fedeli ha rinnovato la comunione con l’arcivescovo «con un fraterno abbraccio di pace. Non posso che ringraziare il Signore per questa bellissima giornata». Qualche attimo dopo è iniziato un assai più articolato discorso proprio in risposta alle scuse formulate dall’arcivescovo a nome di tutta la comunità ecclesiastica. Parole con le quali, Padre Paolo, ha anche voluto ribadire nuovamente il motivo che l’ha spinto a denunciare l’episodio così tanto tempo dopo: «Non posso non ringraziarla per le parole importanti che ha detto nella sua richiesta di perdono. Le cresime sono una festa, ma le sue parole non sono state fuori posto. Lei ha voluto aprire ognuna di queste celebrazioni con le scuse a Dio, a me e alla comunità, le sue parole non sono fuori luogo, semmai hanno aggiunto il perdono ai motivi della nostra festa. Certamente accolgo con benevolenza, amicizia e fraternità le sue parole e spero davvero di ricostituire la piena comunione insieme. Lei, Eccellenza, conosce i fatti e sa che sono certi e gravissimi. Non si tratta della parola di uno contro l’altro e neppure di carezze scambiate per violenze».

Il preambolo della risposta di Padre Paolo lascia poi ancora spazio a quel che il sacerdote va ripetendo dal momento in cui la vicenda è diventata di pubblico dominio e cioè lo spirito che sottintende la sua iniziativa: «Non ho denunciato per me, ho cinquant’anni e credo che nessuno oggi possa farmi una cosa del genere. Dio mette tante vite nelle nostre mani e quello che ho fatto non l’ho fatto solo per me. Oggi non corro alcun rischio, lo faccio per questi giovani, lo faccio per tutti i giovani e i piccoli, perché tutto ciò non accada mai più nella Chiesa e la vita dei piccoli sia rispettata, perché è sacra davanti a Dio. Se dovesse malauguratamente accadere, se dovesse ripetersi un simile crimine, io, Eccellenza, faccio ad alta voce la mia denuncia anche perché la Chiesa sappia sempre da che parte stare. Oggi io la ringrazio perché ad alta voce ha deciso di dire da che parte sta».

Poi la chiesa, normalmente luogo di silenzio e preghiera, esplode in un applauso che sembra non finire mai. Dura quasi due minuti.

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