La Nuova Sardegna

Oristano

Le risorse del territorio

Oristano diventa una Città dell’olio


	Lavorazione dell'olio di oliva
Lavorazione dell'olio di oliva

La giunta firma l’adesione all’associazione nazionale. Il passo consente una serie di azioni di tutela e promozione del patrimonio legato all’olivicoltura

02 ottobre 2023
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Oristano L’Associazione italiana città dell’olio conta un nuovo ingresso. È quello di Oristano, secondo quanto deciso dalla giunta Sanna, su proposta dell’assessora alle Attività produttive, artigianali e aree mercatali Rossana Fozzi. La decisione arriva sulla base della particolare vocazione olivicola del territorio. «L’olivicoltura costituisce uno strumento importante per la tutela ambientale e paesaggistica, oltreché per lo sviluppo economico e turistico del territorio – precisa il sindaco Massimiliano Sanna –. Questa amministrazione è al fianco dei produttori per sostenere un comparto molto importante».

«Nell’aderire all’associazione ci impegniamo a promuoverne le finalità istituzionali – sottolinea l’assessora Rossana Fozzi –. In particolare interverremo per la maggior tutela e conoscenza della qualità dell'olio extra vergine di oliva italiano con particolare riferimento alla DOP (denominazione di origine protetta) e alla IGP (indicazione geografica protetta), e delle risorse ambientali, paesaggistiche, artistiche e storiche dei territori a particolare vocazione olivicola. Tra le finalità c’è anche la creazione delle condizioni per un’esposizione permanente degli oli di pregio, il coordinamento e l’organizzazione di manifestazioni promozionali, tecniche e culturali sugli oli, la realizzazione di opere divulgative, carte turistiche e ogni altro sussidio didattico volto alla conoscenza dei territori olivicoli italiani. Il Comune sarà inoltre in prima fila per stimolare la diffusione della civiltà dell’olio, anche attraverso raccolte museografiche e mostre permanenti della storia dell’olio, promuovere la cultura della dieta mediterranea, patrimonio culturale e immateriale dell’umanità Unesco nelle sue diverse implicazioni storiche, antropologiche e culturali e promuovere manifestazioni collettive per favorire lo scambio di esperienze e la reciproca conoscenza tra produttori e visitatori dei Paesi e Città dell'olio extra vergine di oliva».

Attraverso l’adesione all’Associazione italiana città dell’olio si possono creare importanti collaborazioni per poi sviluppare opportunità di crescita e valorizzazione del territorio. La prima collaborazione che il Comune mette in campo è quella con Slow food da sempre impegnata a tutelare e promuovere l'olivicoltura italiana di qualità. Con la Guida agli Extravergini, ha infatti istituito un progetto di tutela: il Presidio Slow Food degli Olivi Secolari, che promuove il valore ambientale, paesaggistico, salutistico ed economico degli oliveti antichi e raggruppa produttori che non adoperano fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici.

Nel territorio dell’Oristanese sono presenti ben sette Presidi Slow Food degli Olivi secolari, tutti olii extravergini che peraltro hanno ricevuto l’ambito premio Grande Olio Slow. Sono Treslizos, semidana e Donna Marisa Dop Sardegna di Antonella Anna Maria Orrù a Massama (Or); S’ARD, semidana di Franco Ledda a Oristano; Ollu, tonda di Cagliari, e Ollu, semidana di Rovelli a Oristano; Terre dei Giganti di Sinis Agricola Consorzio Terre dei Giganti a Cabras; Semidana di Tanca Barbarossa a Oristano.

«Slow Food Terre Oristanesi accoglie con entusiasmo l’iniziativa del Comune di Oristano e intende affiancarlo nella promozione di un turismo oleoenogastronomico che privilegia prodotti locali, stagionali e tradizionali all’insegna del moto “Buono, Pulito e Giusto” – evidenza Maria Elisabetta Casu, presidente di Slow Food Terre Oristanesi –. Il turismo oleo-enogastronomico è un nuovo modo di viaggiare che conquista un numero crescente di appassionati, alla ricerca di sapori, saperi e di tradizioni autentiche. È un turismo mirato all’esplorazione delle realtà produttive e gastronomiche di un determinato territorio: è una forma di turismo esperienziale e culturale».

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