Oristano, per l’omicidio di Chiara Carta la parola passa ai periti
Nominati da giudice, accusa e difesa. I responsi a gennaio
Oristano Il responso arriverà il 25 gennaio. Quel giorno il consulente tecnico d’ufficio nominato dalla giudice per le indagini preliminari Federica Fulgheri dirà le parole che più condizioneranno il processo sulla morte di Chiara Carta, la tredicenne di Silì uccisa il 18 febbraio di quest’anno dalla madre Monica Vinci.
Fra tre mesi lo psichiatra forense Maurizio Marasco, salvo richiesta di ulteriore tempo, avrà infatti concluso il suo esame sulla 52enne che, da alcuni giorni dopo l’omicidio, è detenuta nel carcere di Uta con la peggiore accusa che si possa muovere a un essere umano. Nelle prossime settimane, a partire da quella fissata per il 20 novembre, Monica Vinci sarà sottoposta a una serie di sedute con cui gli psichiatri dovranno esaminare i vari aspetti della sua personalità e determinare diverse situazioni che influiranno inevitabilmente sul procedimento.
Il perito nominato dalla giudice non sarà solo, perché anche il pubblico ministero Valerio Bagattini e la difesa dell’accusata, affidata agli avvocati Gianluca Aste e Federica Sanna, hanno a loro volta nominato dei consulenti di parte. Sono il dottor Stefano Ferracuti per la pubblica accusa e il dottor Giampaolo Pintor per la difesa.
La nomina, avvenuta nell’udienza di apertura dell’incidente probatorio a cui ha partecipato anche l’avvocata Anna Paola Putzu che assiste Piero Carta, il padre di Chiara, consente alle parti processuali di poter assistere e intervenire in questa fase che cristallizzerà diversi aspetti fondamentali, non tanto per l’indagine in sé, quanto per l’esito di un eventuale successivo processo. Gli psichiatri saranno infatti chiamati a valutare intanto se Monica Vinci è capace, in questo momento, di affrontare un processo e di comprenderne il contenuto.
Soprattutto dovranno stabilire, ed è la valutazione fondamentale, se il 18 febbraio scorso, quando colpì ripetutamente la figlia con un taglierino nella casa di via Martiri del Risorgimento, fosse o meno in possesso delle facoltà mentali e se lo fosse completamente oppure parzialmente. Questo inciderebbe sull’esito del procedimento perché potrebbe anche portare a un’improcedibilità per vizio di mente. È per questo che diventa fondamentale per il futuro anche la valutazione sull’eventuale pericolosità sociale di Monica Vinci, terzo elemento che gli psichiatri sono chiamati a definire. Sono queste le ipotesi su cui dovranno lavorare gli esperti per dare una risposta a ciò che sinora risposta non ha avuto: perché dentro quella casa una madre ha ucciso la figlia? Poi, ha agito essendo consapevole che quel gesto avrebbe tolto la vita alla figlia di tredici anni? Si rendeva conto di tutto ciò oppure c’era un tarlo che le impedì di capire? Sono risposte che, in ogni caso, faranno male. Arriveranno il 25 gennaio.