Rapina fallita a Santa Giusta, ecco chi è e come è stato preso il rapinatore
Antonio Marras ha 64 anni ed è di Serrenti I carabinieri sono a caccia del complice. Il fermato aveva una pistola, ma forse era un’arma giocattolo. I malviventi sono andati via senza un centesimo
Santa Giusta Avevano la maschera in volto e una pistola in mano, forse una pistola giocattolo, ma non era un scherzo di carnevale. Era una rapina, finita con risultati deludenti per i due malviventi: uno di loro è stato arrestato, la macchina usata è stata recuperata e per il secondo bandito le ore da passare in libertà non paiono essere poi tante. Sono dovuti andare via a gambe levate dalla filiale di via Giovanni XXIII della Banca di Arborea, meta molto frequentata dai malviventi, nonostante si trovi nella via principale del paese. Per quanto abbia provato a dileguarsi in fretta e furia senza aver racimolato un solo centesimo, Antonio Marras, 64 anni di Serrenti, non è riuscito a farsi largo tra i carabinieri che in un attimo l’hanno bloccato.
La sorte non è stata benevola con lui, perché il momento in cui mettere a segno il colpo era quello sbagliato: alle 9.30 di oggi, venerdì 2 febbraio, a due passi dalla banca, c’erano infatti il comandante della stazione dei carabinieri, il maresciallo Michele Manca, un altro militare e un carabiniere in pensione. A quel punto, il bandito, che già era uscito in fretta e furia dalla banca dopo aver capito che qualcuno dei dipendenti era riuscito a dare l’allarme, ha evitato di peggiorare la situazione e, a poche centinaia di metri dal punto in cui aveva provato a mettere a segno il colpo, si è fermato, ha sollevato le mani e si è fatto arrestare.
All’appello manca il suo complice, a patto che fosse uno solo e che non ci fosse una terza persona che doveva poi condurre tutti lontano da Santa Giusta e che aspettava in qualche luogo concordato in anticipo. I carabinieri l’hanno cercato per tutto il giorno, hanno perlustrato anche zone ideali per nascondersi come i canneti a ridosso dello stagno, ma non l’hanno trovato. È difficile pensare che gli inquirenti non sappiano già chi devono andare a prendere, ma ovviamente stanno raccogliendo gli ultimi elementi prima di portare a termine il secondo arresto. I militari hanno invece individuato subito la macchina usata dai rapinatori: è una BMW e anche questa è finita sotto sequestro per cercare elementi utili alle indagini. Un dettaglio su cui, al momento, non sono state fornite indicazioni è se la pistola fosse vera oppure se fosse un’arma giocattolo. Il fatto che il metal detector non abbia funzionato al momento dell’ingresso del rapinatore nella banca, lascia propendere per la seconda delle due ipotesi, ma si aspettano eventuali conferme da parte degli inquirenti.
Sempre a proposito di dettagli e di indagini, oltre ad aver messo insieme i racconti del personale della banca e delle persone che hanno assistito alla fase della fuga, gli uomini dell’Arma stanno anche cercando eventuali collegamenti con la precedente rapina messa a segno nel gennaio del 2019. Le modalità sono simili, ma questo vale più o meno per tutte le rapine. Anche stavolta i malviventi non avevano molta pazienza e non avevano molta voglia di aspettare. Hanno semplicemente chiesto ai dipendenti di svuotare le casse coi contanti, ignorando del tutto le casseforti o altri luoghi in cui poteva esserci del denaro. Evidentemente, volevano fare un colpo mordi e fuggi, esattamente come quello del 2019. Solo che allora i rapinatori riuscirono a scappare senza problemi e, in più, si portarono via circa 20mila euro. Stavolta è andata diversamente.
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